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L'intervista

Cia è fuori da FdI: "Io sacrificato per un titolo onorifico"

L'intervista al consigliere a cui è stata revocata la nomina del partito: "Ai trentini servivano risposte, vado avanti: ho già presentato un ddl"

Lo scorso 21 gennaio a Claudio Cia, consigliere provinciale del Gruppo misto dopo essere stato eletto con la lista di Fratelli d'Italia alle provinciali del 22 ottobre, è stata ufficialmente revocata la nomina a dirigente dal partito della premier Giorgia Meloni. Si tratta dell'ultimo capitolo della lunga vicenda che lo ha visto contrapposto al commissario regionale di FdI Alessandro Urzì che, durante le trattative con il presidente Fugatti per la formazione della nuova giunta provinciale, ha "sacrificato" il consigliere roveretano, nominato in un primo momento assessore alla casa, mobilità, disabilità e trasporti. Questo per ottenere in cambio più deleghe e l'assegnamento della vicepresidenza a Francesca Gerosa.

Intervistato da TrentoToday, Cia ha raccontato alcuni retroscena della vicenda e spiegato cosa intende fare ora dopo l'uscita dal partito, da cui si era già autosospeso pochi giorni dopo l'accaduto. 

Consigliere Cia, può spiegare il motivo per cui nonostante le indicazioni del partito aveva deciso di iniziare la sua attività di assessore?
"Erano passati 40 giorni dall’esito del voto, io credo che fosse necessario iniziare a lavorare. Ogni giorno venivo bersagliato da richieste di incontri e contatti soprattutto per quanto riguarda la delega alla disabilità che mi era stata affidata. I cittadini non comprendono certe dinamiche politiche e avevano bisogno di risposte, e ho ritenuto giusto cercare di fornirle".

Quindi lei era soddisfatto delle nomine ricevute dal presidente Fugatti?
"Certo, anche perché le mie deleghe non me le ero cercate, non avevo insistito su particolari competenze. Il presidente, a cui sono grato, aveva costruito per me un assessorato ad hoc in base alle mie qualità ed esperienze professionali". 

Pochi giorni dopo FdI ha raggiunto l’accordo "sacrificandola", si aspettava un simile sviluppo?
"No, ero convinto che il mio gesto non avrebbe minimamente minato le trattative per la giunta. Non mi aspettavo una reazione così scomposta e fuori luogo. Poi però ho capito due cose".

Cioè?
"Primo, che l’unica vera preoccupazione di Urzì era far sì che Gerosa avesse la vicepresidenza. Al telefono mi disse testuali parole: "tutto il resto è in subordine". Direi che è riuscito nell’intento, anche se personalmente lo ritengo solo un titolo onorifico. Secondo, che queste trattative rientravano in un gioco molto più ampio, a livello nazionale, seguendo logiche che fuoriescono dagli interessi del Trentino e riguardavano anche altre regioni". 

Da capolista di FdI a fondatore del Gruppo Misto: la parabola di Cia

Ritiene possibile un suo ritorno nel partito?
"Come ho già detto, io sono di professione infermiere da sempre contrario all’accanimento terapeutico. Non ritengo ci siano margini per un mio ritorno: la corda nell’ultimo anno è stata tirata all’inverosimile e non ho percepito in questo senso un’attenzione adeguata da parte di chi avrebbe dovuto gestire questa situazione. Non mi riferisco certo alla premier Giorgia Meloni, che ha altro a cui pensare e verso cui la mia stima è rimasta intatta".

Ci sono state motivazioni particolari citate nella revoca della sua nomina dal partito?
"Uno dei motivi riguarda una cosa che ho affermato in consiglio e di cui sono fermamente convinto, cioè che i partiti nazionali che vogliono romanizzare il Trentino non sono ben visti né percepiti positivamente dalla popolazione. Un appello rivolto a tutti gli schieramenti, non solo a FdI, ma come detto un motivo per cui sono stato estromesso dal partito. Una dimostrazione ulteriore di come sia difficile ormai ricucire i rapporti". 

Ora che fa parte del Gruppo Misto ci sono temi su cui vuole concentrarsi maggiormente durante la legislatura?
"Non ho mai smesso di lavorare, vado avanti con il mio stile, la mia passione e la mia determinazione. Ho già presentato un ddl, il primo ex-novo di questa legislatura, che dovrebbe arrivare in consiglio ad aprile". 

Cosa riguarda?
"L’introduzione della figura del consigliere delegato. Si tratta di fornire all’esecutivo un’opportunità per sgravare l’attività dei singoli assessori, che sono spesso oberati di lavoro. Sarebbero consiglieri a tempo pieno, che comunque non comporterebbero alcun costo aggiuntivo per la Provincia e avrebbero modo di adempiere efficientemente alle loro mansioni". 

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