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#stopCasteller, centro sociale Bruno: «Ecco le reali condizioni degli orsi»

Attivisti:«Ora è lecito chiedersi: era questo che si voleva ottenere quando si è deciso di reintrodurre tra queste montagne una specie animale che la tracotanza dell’essere umano aveva già condotto all’estinzione?»

È un video-denuncia sulle condizioni degli orsi rinchiusi al Castellr, quello pubblicato dalle pagine social di Centro Sociale Bruno e Assemblea Antispecista e che è stato inviato alle redazioni lunedì 8 febbraio. In meno di un minuto, oltre a riprendere le parole dell'assessore Giulia Zanotelli, a LA7, durante una puntata di Eden - Un pianeta da salvare dove la conduttrice Licia Colò ha affrontato la tematica, gli autori del video hanno mostrato anche quanto da loro documentato dopo essersi introdotti all'interno del Casteller, a Trento. «Non serve spendere molte parole perché le immagini nella loro durezza parlano da sole: in barba alle tante definizioni di benessere e sostenibilità che quest’area si è data, il Casteller non è che un carcere» si legge nella nota. «Animali che, liberi, sono soliti percorrere moltissimi km ogni giorno, sono costretti in un buco di acciaio e cemento: e ci vuole una bella fantasia e una discreta mancanza di vergogna a definire quella cella “tana”. Proprio due giorni prima l’Assessora Zanotelli aveva dichiarato a LA7 che gli orsi sarebbero stati in letargo, ma le immagini ora smentiscono anche questa ennesima menzogna. E, del resto, le mobilitazioni contro Fugatti e la sua Giunta non mancavano neanche prima, a partire dal corteo nazionale dello scorso ottobre, in cui i manifestanti riuscirono a distruggere decine di metri della recinzione».

La relazione di settembre

Nel video, sottolineano gli attivisti, viene mostrato quanto reso già noto dopo la relazione redatta dai carabinieri del Cites a settembre del 2020. «Le immagini, però, sono un vero pugno nello stomaco e stanno facendo il giro del mondo» continua la nota. «Non dubitiamo che a Fugatti & Co non farà piacere che qualcuno sia riuscito a far emergere una verità da nascondere con tanto accanimento, ma la solidarietà è un’arma preziosa, e non si può fermare troppo a lungo. Ecco a cosa si riferisce la Provincia di Trento quando dichiara che il benessere degli orsi chiamati DJ3, M49 e M57 è garantito».

Le prossime mosse, il corteo nazionale

«Ora è lecito chiedersi: era questo che si voleva ottenere quando si è deciso di reintrodurre tra queste montagne una specie animale che la tracotanza dell’essere umano aveva già condotto all’estinzione? È a sbarre e cemento che erano destinati i finanziamenti europei arrivati a pioggia grazie al progetto Life Ursus? Ma soprattutto: è accettabile continuare a tollerare tutto questo mentre la giunta leghista rivendica l’abbattimento di almeno un orso “problematico” all’anno come “male necessario” per proseguire nella convivenza tra le due specie? Dal canto nostro abbiamo già scelto da che parte stare, al fianco di quell’individuo costretto all’impotenza, che volgendo il suo sguardo verso di noi ci ha dato tutta la forza che serve per portare avanti la battaglia per la liberazione sua e dei suoi compagni di prigionia, finché non saremo riusciti a smontare quella gabbia. Per questo, chiamiamo fin da subito a raccolta tutte le persone che non intendono accettare questo modello di “gestione” della convivenza fra specie per un corteo nazionale sabato 20 marzo a Trento».

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