rotate-mobile
Economia

Il 57% dei trentini potrebbe lavorare in smart working

Il lavoro agile frena il contagio e garantisce continuità. Ma mancano banda ultralarga e competenze digitali

Si parla anche di smart working all'interno del Festival della famiglia in programma fino al prossimo 3 dicembre a Trento. Sì, perché lo smart working diventa sempre di più uno strumento capace di garantire continuità occupazionale e soprattutto limitare i rischi di contagio in un momento storico di pandemia. Purtroppo però ci sono ancora dei limiti, sia strutturali che di competenze.

Secondo lo studio "Il futuro del lavoro a distanza: opportunità e opzioni politiche per il Trentino", pubblicato dal centro Ocse di Trento, l'analisi delle mansioni esercitate a livello locale consente di stimare che il 57% dei trentini potrebbe lavorare a distanza almeno un giorno alla settimana. Le indagini condotte in tal senso confermano anche la volontà della forza lavoro di continuare ad utilizzare la modalità dello smart working.

A frenare la crescita del lavoro a distanza sul territorio ci sono però diversi fattori: la penetrazione ancora limitata della banda ultralarga, la carenza di spazi ad hoc (ad esempio i coworking), e i ritardi nelle competenze digitali di aziende e lavoratori.

Secondo la ricerca, politiche pubbliche in grado di incidere su questi fattori, e quindi di incrementare il tasso di utilizzo del lavoro a distanza, potrebbero ridurre la mole degli spostamenti casa-lavoro, migliorando le prospettive di conciliazione per le famiglie trentine, senza trascurare i benefici per l’ambiente e per le aree periferiche, che diventerebbero maggiormente fruite anche durante i giorni feriali.

"Mentre l’Europa si trova nel ben mezzo della sua quarta ondata pandemica in poco meno di due anni, il lavoro a distanza si sta confermando una soluzione importante per frenare il contagio e assicurare una continuità nell’occupazione" sottolinea Mattia Corbetta, analista del centro Ocse di Trento. "Se adeguatamente governata, la diffusione su vasta scala di questa modalità di lavoro può contribuire al raggiungimento di diversi obiettivi di natura collettiva, tra cui un miglioramento della qualità della vita, un rafforzamento della coesione territoriale e un incremento della produttività".

In questo senso, per potenziare una pratica che può diventare virtuosa, la Provincia ha adottato un piano strategico per la promozione del lavoro agile: "La creazione di una Comunità professionale e di pratica, volta a favorire un continuo scambio di esperienze e conoscenza in materia di lavoro agile tra organizzazioni del settore pubblico e privato, ne costituisce un primo, importante tassello" evidenzia Luca Comper, dirigente provinciale.

"Con l’approvazione del nuovo piano triennale per il lavoro agile - conclude -, la nostra amministrazione conferma la propria capacità di ispirare pratiche innovative in materia di organizzazione del lavoro e di dare vita a processi inclusivi di pianificazione delle politiche di sviluppo territoriale. In questo modo, puntiamo tra le altre cose a favorire forme di mobilità sostenibile e a rafforzare le misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il 57% dei trentini potrebbe lavorare in smart working

TrentoToday è in caricamento