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Covid e chiusure, Coldiretti: «colpito il settore agroalimentare»

Sono tanti i settori in crisi. A soffrire insieme ai ristoratori, sottolinea la Coldiretti in una nota, ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, viticoltori e casari impegnati spesso da generazioni per garantire produzioni alimentari di alta qualità

Un altro mese di restrizioni rigide, seppure da zona arancione, tengono sotto scacco anche l'economia trentina. «Interi settori dell’agroalimentare Made in Italy sono colpiti dalle chiusure dei servizi al tavolo e al bancone imposte per tutto il mese di aprile. Dai cibi invenduti alle produzioni alimentari locali, fino al settore dell’agriturismo che solitamente punta molto sulla primavera per accogliere i propri ospiti» afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi nel ribadire l’importanza dell’iniziativa delle Regioni che chiedono di valutare la possibilità di riaperture a partire dal 20 aprile.

Sono tanti i settori in crisi. A soffrire insieme ai ristoratori, sottolinea la Coldiretti in una nota, ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, viticoltori e casari impegnati spesso da generazioni per garantire produzioni alimentari di alta qualità. Le chiusure forzate, insieme alle limitazioni negli orari di apertura, ai divieti agli spostamenti, al drastico calo delle presenze turistiche e alla diffusione capillare dello smart workingm hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze si fanno anche sentire direttamente sui fornitori.

Tutte le riduzioni vissute, sostiene la Coldiretti, pesano sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Duramente colpiti i 24mila agriturismi nazionali con l’arrivo della primavera, particolarmente apprezzata dagli amanti della campagna per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola. «Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse» conclude Coldiretti «i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche».

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