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Orso, parla il dirigente della Forestale di Stato: "Non serve imbracciare il fucile"

Daniele Zovi attualmente regge il Comando Regionale Veneto della Forestale di Stato, è scrittore ed attento osservatore dell'ambiente alpino. "La reintroduzione dell'orso è stata un'operazione brillante, che dà ricchezza al territorio oltre che alla biodiversità dell'ecosistema"

L'orso trentino continua a far discutere anche a livello nazionale (vedi il disegno di legge sullo spray anti-aggressioni contro il quale si è scomodato anche l'ex ministro Frattini) e nel dibattito interviene anche il dirigente della Forestale dello Stato Daniele Zovi che, intervistato dall'agenzia Adnkronos, lancia un messaggio chiaro: "Non bisogna imbracciare i fucili, rimaniamo con i piedi per terra".

La presenza dell'orso in Trentino è un fatto fondamentale per il mantenimento della biodiversità nelle alpi, spiega Zovi che definisce "brillante operazione" quella avviata nel 1999 con la reintoduzione di 10 orsi (7 maschi e 3 femmine) che oggi sono diventati, secondo le stime ufficiali, 60 tutti concentrati nel Trentino occidentale (anche se c'è chi non la pensa così, clicca qui).

Secondo il dirigente della Forestale si è comunque superata la soglia critica, che potrebbe essere di 50 esemplari, soglia che il presidente della Provincia vuole ora ufficializzare con il Ministero fissando un numero massimo da definire annualmente. "In Abruzzo il territorio ha fortemente beneficiato della presenza dell'orso - spiega Zovi - e così anche in Trentino, dove l'animale è divenuto simbolo perfino del trasporto pubblico. L'ultima aggressione è stata davvero anomala ed ora la politica sta cavalcado questo malumore, un atteggiamento sbagliato, bisogna invece educare la popolazione alla convivenza". 

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