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È il giorno del Green pass: serve il vaccino o un tampone ogni 48 ore

Scatta la certificazione obbligatoria per i lavoratori. Confindustria: "È un passaporto per la libertà"

È entrato in vigore dalla mattinata di venerdì 15 ottobre l'obbligo di green pass per i lavoratori. A partire da venerdì, servirà essere vaccinati oppure avere un tampone negativo ogni 48 ore per andare a lavorare. Questo quanto prevede il decreto approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 settembre.

Una norma che ha scatenato, e continuerà a scatenare, forti reazioni di dissenso. In tanti hanno protestato per quello che viene visto come un obbligo vaccinale mascherato, e le manifestazioni continueranno anche nei prossimi giorni. Intanto, quello che si sa è che in Trentino saranno giorni delicati per il fronte dei trasporti. Sotto enorme pressione ci sono anche le farmacie, che aspettano di capire la realtà dei numeri con i quali avranno a che fare. Secondo le stime dell'Apss, sono circa 40mila i lavoratori trentini non vaccinati e che quindi avrebbero bisogno di un test ogni due giorni.

Chi da subito ha accolto il green pass come una sorta di svolta per la ripresa, è il mondo dell'impresa. L'idea è quella che il green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro sia una ulteriore assicurazione conto il rischio di nuove chiusure, che andrebbero ad impattare enormemente su un tessuto produttivo già provato da quasi due anni di pandemia.

Sulla stessa linea si sono detti anche i sindacati del settore terziario: "Il vaccino è un atto di responsabilità collettiva. L’unico strumento ad oggi che può mettere in sicurezza la salute e il lavoro. Lo diciamo con cognizione di causa pensando a quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo e al prezzo altissimo che hanno dovuto pagare il turismo, il commercio, i servizi" dicono in una nota congiunta Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher, segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs del Trentino.

Sul fronte delle imprese è ottimista il presidente di Confindustria Trentino, Fausto Manzana: "In queste ultime ore troviamo sempre maggiore disponibilità da parte dei lavoratori. Forse ci sarà un primo impatto difficile, ma poi le imprese continueranno a lavorare e a crescere. In questo momento abbiamo una ripresa importante e non possiamo fermarci".

Anche perché, spiega Manzana, il Green pass è "un passaporto per la libertà. Ricordiamoci sempre che il vaccino ha ridotto i decessi e l'accesso alle terapie intensive del 95%. Basta andare indietro a 12 o 18 mesi fa, quando eravamo disponibili a qualsiasi cosa pur di uscire dalla pandemia. Oggi abbiamo questa grande opportunità e dobbiamo coglierla".

A preoccupare semmai potrebbe essere l'impatto di un eventuale rallentamento di alcuni settori: "Abbiamo bisogno di un'economia che funzioni. Nel momento in cui ad esempio il trasporto andasse in difficoltà perché alcuni lavoratori in posti chiave dovessero essere sospesi, allora questo sarebbe un problema".

Sulle manifestazioni di dissenso, il presidente degli industriali trentini ha le idee chiare: "Viviamo in un paese libero e dobbiamo ascoltare tutti, finché il dialogo non sfocia nella violenza. Dopodiché però serve anche che le cose funzionino, e per farlo l'unica alternativa oggi è il Green pass".

Altro tema è quello del pagamento dei tamponi a carico delle aziende per i lavoratori non vaccinati: "Tutte le imprese si organizzeranno come credono, ma il suggerimento di Confindustria non è quello di pagare il costo del tampone. Quella di non vaccinarsi è una scelta libera, e chi lo fa ne sceglie anche le conseguenze essendo responsabile di questa scelta libera. In generale - conclude Manzana - credo che le classi dirigenti dovrebbero tutte avere a cuore il risultato finale. Credo che il Green pass sia una giusta mediazione. In questo momento, anche nel rispetto della libertà di chi non vuole farsi vaccinare, è lo strumento migliore per ritornare a quella che è un po' di libertà".

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