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Draghi contro gli psicologi vaccinati. Bommassar: «Prima obbligati poi ci dicono che saltiamo la fila»

Durante la conferenza stampa di giovedì 8 aprile, facendo il punto sulla campagna vaccinale, Draghi ha affermato: «I giovani, gli psicologi di 35 anni». «Queste platee di operatori sanitari che si allargano…». E poi «Con che coscienza un giovane salta la lista e si fa vaccinare? Questa è la prima domanda: con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili»

Draghi attacca i giovani psicologi vaccinati, ma li ha obbligati lui a ricevere le dosi. La presidente dell'Ordine degli psicologi di Trento, Roberta Bommassar, ha definito un «inciampo non banale» quanto dichiarato dal premier sotto diversi aspetti: sul fatto che l'obbligo è stato imposto da lui e soprattutto per aver considerato la categoria professionale "secondaria", meno importante rispetto ad altre. Oltre a esser durissime, le parole del premier Mario Draghi in merito agli psicologi che sono già stati vaccinati contro il coronavirus, sono contraddittorie rispetto alle sue azioni. 

Durante la conferenza stampa di giovedì 8 aprile, facendo il punto sulla campagna vaccinale, Draghi ha affermato: «I giovani, gli psicologi di 35 anni». «Queste platee di operatori sanitari che si allargano…». E poi «Con che coscienza un giovane salta la lista e si fa vaccinare? Questa è la prima domanda: con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili». Eppure, l'obbligo di vaccinarsi, anche per gli psicologi, è stato firmato da Draghi stesso, nel decreto legge numero 44/2021 del 1° aprile pubblicato in Gazzetta Ufficiale. L' articolo 4 che norma le «Disposizioni urgenti in materia di prevenzione del contagio da SARS-CoV-2 mediante previsione di obblighi vaccinali per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario», dopo aver dato tutte le indicazioni per regolarizzare le posizioni e controllare quanti siano stati vaccinati, ai punti 6 e 7 c'è scritto che: 

6. Decorsi i termini di cui al comma 5, l’azienda sanitaria locale competente accerta l’inosservanza dell’obbligo vaccinale e, previa acquisizione delle ulteriori eventuali informazioni presso le autorità competenti, ne dà immediata comunicazione scritta all’interessato, al datore di lavoro e all’Ordine professionale di appartenenza. L’adozione dell’atto di accertamento da parte dell’azienda sanitaria locale determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2. 7. La sospensione di cui al comma 6, è comunicata immediatamente all’interessato dall’Ordine professionale di appartenenza. 

Probabilmente il premier non ha preso in considerazione il fatto che sono tantissimi gli psicologi che lavorano anche in quelle strutture e in quelle realtà dove ci sono i pazienti fragili, gli anziani, le prime categorie ad essere vaccinate e che lui stesso continua a dire che devono essere tutelate. Forte l'impatto delle dichiarazioni del premier, ma quella della dottoressa Bommassar lo è di più, perché oltre a ricordare che le vaccinazioni sono state imposte, ha aperto una riflessione non di poco conto sulla categoria degli psicologi e su come questi vengano considerati a Roma. 

«Se devo fare delle ipotesi» afferma Bommassar, «non so se Draghi sia stato mal consigliato da qualcuno del suo staff o se sia stato intrappolato da un pregiudizio sugli psicologi non ricordando che noi, come professionisti sanitari, rientriamo nelle categorie prioritarie e quindi abbiamo diritto al vaccino. Quando ci è stato chiesto, il Consiglio dell'Ordine degli psicologi di Trento ha visto meno della metà degli iscritti proporsi per la vaccinazione. Quindi, quando ci era stata data a possibilità ed era ancora un diritto, non un dovere, molti hanno scelto, forse per il principio dello stesso Draghi di dare priorità a chi ne avesse più bisogno».

Non tutti coloro che hanno inizialmente rinunciato al vaccino lo hanno fatto perché contrari, sono diversi i professionisti che il passo indietro avevano deciso di farlo solo per un principio etico personale, quello di lasciare il posto a chi ne ha più bisogno. «Poi, con il primo aprile, con il decreto-legge Draghi ha imposto a tutte le professioni sanitarie il vaccino» ricorda Bommassar. «Ci siamo trovati a dire ai nostri iscritti: "dovete vaccinarvi". Entro 5 giorni noi abbiamo dato le liste dei nostri iscritti all'Azienda sanitaria e a loro abbiamo comunicato che in caso di diniego, avremmo dovuto provvedere a sospenderli dall'Ordine». 

La stessa presidente partecipò al vaccine-day trentino, quello dell'8 gennaio, una giornata in cui i referenti dei vari ordini delle professioni sanitarie e socio-sanitarie ricevettero il vaccino per lanciare un chiaro messaggio sull'importanza che ha per loro, per chi svolge una professione che si presta molto spesso al paziente fragile, scegliere di farlo. 

«Il singolo psicologo si è trovato a dover accettare un'imposizione data dal governo e firmata da Draghi» continua Bommassar. «C'è un doppio paradosso, da un lato ha criticato una categoria che lui stesso ha obbligato a vaccinarsi, pena la sospensione dall'Ordine; dall'altro ha dato un'immagine di una professione secondaria, superflua, della quale si può fare anche a meno, che non è ciò che hanno dimostrato durante la pandemia, migliaia di professionisti che sono vicini nel loro lavoro proprio a quelle categorie fragili di cui si parla nei vari provvedimenti. La vaccinazione, in questo caso, non è intesa solo come una protezione dello psicologo, ma anche delle persone che lo stesso incontra durante il proprio lavoro». 

Stando a quanto imposto dallo stesso Draghi, la reazione che il premier ha avuto durante la conferenza stampa di giovedì è per Bommassar «un inciampo non banale». Certo è che questo trattamento non potrà essere perdonato tanto facilmente, soprattutto da parte di una categoria che si è prodigata tanto per le persone dal principio della pandemia. Sono state tantissime, infatti, le iniziative in tutta Italia. In Trentino, per esempio, è da ricordare quanto l'associazione Psicologi per i popoli - Trentino ODV si sia prodigata e tutt'ora si presti a titolo gratuito per aiutare il prossimo. Oltre al numero verde attivo all'inizio della pandemia per prestare il loro tempo alle persone, l'associazione è sempre attiva per l'altro, è stata vicina per esempio anche ai giovani dello studentato San Bartolomeo, quando scoppiò il focolaio e a oltre 200 persone venne imposto l'isolamento preventivo. 

«Gli psicologi» conclude Bommassar «dall'inizio della pandemia sono quei professionisti che più di altri hanno dato la propria disponibilità con decine di migliaia di sedute gratuite online. La nostra è la categoria professionale che ha dato una prima risposta al lockdown, si è prestata gratuitamente a sostenere la popolazione e di questo, purtroppo, non ci si ricorda o comunque non viene preso in considerazione. E ora continuiamo, c'è un aumento importante di fabbisogno psicologico. C'è un'esplosione di richieste di consultazioni soprattutto da parte degli adolescenti». 

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