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Cannabis terapeutica, la legge c'è ma non si sa nulla: a Trento difficile reperire i farmaci

Scarsa o nulla l'informazione sulle cure alternative malgrado le disposizioni normative e la ragione sociale di servizio pubblico delle farmacie comunali. Una mozione dei 5 Stelle prova ad affrontare il problema

Le farmacie comunali promuovano informazioni e l'accesso alla cannabis terapeutica, che attualmente non si trova nei negozi gestiti dalla spa gestita per oltre il 95% dal Comune di Trento, malgrado la mission sociale sia chiara: "erogare un servizio pubblico". Il che comprende anche la somministrazione di cannabis per uso terapeutico come previsto dalla legge nazionale ma anche da una delibera della Giunta provinciale del maggio 2016. Lo chiede una mozione - che sarà verosimilmente discussa in aula entro l'estate -  depositata dai consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Marco Santini, Paolo Negroni e Andrea Maschio.

La vicenda nasce dal fatto che recentemente la Cassazione ha respinto il ricorso presentato da un uomo, processato a Trento, per coltivazione di piante di canapa indiana, cui la Corte d'appello non aveva riconosciuto il diritto all'assunzione di Cannabis terapeutica. L'avvocato e militante radicale, Fabio Valcanover, che sostiene la mozione del M5S, aveva deciso di presentare ricorso per vedere riconosciuto il suo diritto alla salute e poche settimane fa aveva anche reso nota la difficoltà a reperire la cannabis terapeutica - in particolare sativex, bediol e bedrocan - nelle farmacie comunali del capoluogo. 

"Come dichiarato qualche tempo fa dalla dottoressa De Bastiani, dell'ospedale Santa Chiara di Trento - hanno ricordato Santini e Maschio nel corso di una conferenza stampa - nel 2016, da agosto a dicembre, i casi di persone in cura con prodotti a base di cannabinoidi erano 12. Ma già nei primi mesi del 2017 i casi sono oltre 50, e questo malgrado l'informazione pubblica su queste cure sia praticamente nulla". Di qui la richiesta al Comune, che avendo la maggioranza delle quote societarie - sostengono i cosngilieri e l'avvocato Valcanover - non si può esimere dal dettare una linea politica che coincida con quanto già previsto dallo statuto della farmacie comunali. In sostanza, adeguarsi agli standard nazionali e alle tabelle previste anche dalla Provincia, che ha demandato il regolamento all'Azienda sanitaria già nel 2016. 

Le risposte che il Comune ha fornito ad una interrogazione del Movimento 5 Stelle sull'argomento non hanno soddisfatto i consiglieri: "Il Comune ha risposto in modo vago, dicendo ad esempio che la reperibilità dipende dalla domanda e che i tempi per avere questi farmaci, che arrivano dall'Olanda sono molto lunghi. Ci è stato anche detto che in Italia ne produce l'Istituto di farmacologia militare di Firenze, ma anche in questo caso ci hanno risposto che i tempi sono lunghi. In realtà, guardando sul sito dell'istituto, leggiamo che ne garantiscono la spedizione in 15 giorni". Secondo i firmatari, dunque, è soprattutto la volontà politica ad essere determinate nell'applicazione delle normative esistenti. 

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