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Economia

Nuovo Governo, cosa succederà al reddito di cittadinanza?

In molti si domandano se potrebbero esserci novità, sostanziali o marginali, per la misura simbolo di questi due anni e mezzo di M5s al governo. Le cose sono molto più sfumate di quanto potrebbe sembrare

Nuovo Governo, nuove idee. Ma qual è la posizione di Draghi in merito al reddito di cittadinanza? Gli avvicendamenti dei primi mesi del 2021, tra l'emergenza sanitaria da gestire e il Bel Paese da mandare avanti, si fanno sempre più intricati. Ciò che bisogna tenere bene a mente è che ci sono decisioni prese dal Governo passato che ora verranno analizzate e giudicate dal nuovo premier. 

È proprio di questo che parla un articolo pubblicato da Today nei primi giorni di febbraio. «Uno sviluppo di lungo periodo non è possibile senza l'etica» scriveva Mario Draghi nel 2009. Cosa succede al reddito di cittadinanza con il nuovo governo che proprio lui potrebbe riuscire a mettere insieme? Il tema è molto caldo, e in molti si domandano se potrebbero esserci novità, sostanziali o marginali, a proposito del sussidio simbolo di questi due anni e mezzo di Movimento 5 stelle al governo. Le cose sono molto più sfumate di quanto potrebbe sembrare in prima battuta. Vediamo perché.

In un intervento di qualche tempo prima della sua salita, sul Financial Times, Mario Draghi aveva affrontato il tema del debito buono e del debito cattivo: «La questione fondamentale non è se, ma in che modo lo Stato possa fare buon uso del suo bilancio». Poi parlava proprio del reddito di base, che è uno strumento leggermente diverso dal reddito di cittadinanza nella pratica, ma non nella concezione di fondo: «La priorità, infatti, non deve essere solo fornire un reddito di base a chi perde il lavoro» spiegava Draghi «ma si devono innanzitutto proteggere le persone dal rischio di perdere il lavoro». Non sembrano le parole di una figura che ha messo l’abolizione del reddito di cittadinanza in cima alle sue priorità politiche. Ciò non deve affatto sorprendere.

Draghi infatti, da economista, ha elaborato negli anni un’intera visione della società contemporanea, dei problemi che la affliggono e degli strumenti per migliorarla che è ispirata dalla dottrina sociale della Chiesa. La prima qualità cattolica» è senz'altro il realismo, come nota in un articolo su Vita Alessandro Banfi. Al Meeting di Rimini, ospite d’onore lo scorso agosto, parlando proprio dell’emergenza Covid, disse: "Nelle attuali circostanze il pragmatismo è necessario. (…) Dobbiamo accettare l'inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche. Ma non dobbiamo rinnegare i nostri principi". L’attenzione alle fasce più deboli è sostanziale nella sua visione. In questa chiave anche la politica monetaria può essere “usata” per il bene comune. Negli scorsi giorni il suo collega Domenico Siniscalco si era detto certo che Draghi, che non ha mai dimenticato i fondamenti della sua istruzione gesuita, "non dimenticherà certo i temi dell’uguaglianza e dell’inclusione". 

Nulla di rivoluzionario, sia ben chiaro. Diceva anche altro Draghi infatti: «I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più perché i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri». Le critiche sono quindi alla mancanza di visione di lungo periodo, non ai sussidi economici in sé.  Al meeting di Rimini disse che un reddito di base serve come «una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti. I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire».

Confindustria contro il reddito di cittadinanza

Potrebbe quindi restare deluso il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, che ieri si felicitava dell'incarico a Draghi e picchiava subito duro sul reddito di cittadinanza: «Abbiamo sempre pensato fosse necessario combattere la povertà ma e’ sotto gli occhi di tutti che il reddito di cittadinanza come strumento per favorire la ricerca di un lavoro ha fallito». Per creare lavoro, ha proseguito, «abbiamo bisogno di una riforma radicale degli ammortizzatori sociali e di politiche attive del lavoro efficaci, non solo imperniate sui centri pubblici per l’impiego. Sono due riforme che vanno insieme. A luglio abbiamo presentato una nostra proposta al governo. Ma non se ne è mai fatto nulla». Anche secondo Matteo Renzi il Rdc andrebbe ridimensionato.

Oggi come oggi il reddito di cittadinanza coinvolge 3 milioni di italiani (1,25 milioni i nuclei familiari percettori di reddito o pensione di cittadinanza. L'importo medio è 528 euro. Sì, il percorso per trovare un posto ha fatto flop, e un economista pragmatica come Draghi, se riuscirà a fare un governo, non potrà non tenerne conto. Va migliorato il reddito di cittadinanza, non è un segreto che la fase di ricerca di un impiego non abbia funzionato a dovere. La fotografia mostra differenze a livello territoriale: il 61% dei nuclei percettori e il 65% delle persone hanno la residenza al Sud o nelle Isole maggiori.

Che il reddito di cittadinanza abbia bisogno di una riforma (per aiutare le persone a entrare nel mondo del lavoro) lo dice anche oggi sulla Stampa Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, uno dei padri del sussidio: «Il reddito di cittadinanza ha un ruolo fondamentale per il contrasto alla povertà, e soprattutto nella fase Covid ha agito come sostegno al reddito per milioni di persone. Tuttavia, le politiche dovrebbero in questo momento concentrarsi anche sulla domanda di lavoro, perché in questa fase è fortemente contratta, e quindi sugli investimenti, accompagnati da politiche attive».

Draghi non è una "minaccia"

Draghi nel suo articolo del 2009 sull'Osservatore Romano riproponeva le parole di Papa Giovanni Paolo Secondo: «Creare un modello di economia a servizio di ogni persona». Chi pensa che possa puntare il "bazooka" contro il reddito di cittadinanza, forse non ha ben chiaro quanto la dottrina sociale della Chiesa pesi nelle scelte dell'economista-banchiere. Il reddito di cittadinanza è uno dei temi sul tavolo del presidente incaricato. «Sabato andremo alle consultazioni con il presidente incaricato Mario Draghi, porteremo al tavolo il M5s con le sue battaglie. Fra queste, il reddito di cittadinanza è un punto fermo» fa sapere il capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi. «Abbiamo lottato con tutte le nostre forze per realizzarlo e, invece che affossarlo, dobbiamo portarlo a termine completando il versante delle politiche attive del lavoro». Draghi probabilmente ha bisogno dei voti di almeno parte del M5s per andare a Palazzo Chigi. Non è il momento di pensare a provvedimenti drastici contro il reddito di cittadinanza. D'altronde a Draghi il realismo non è mai mancato.

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