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Economia

Confezioni con meno prodotto, ma allo stesso prezzo. Il trucco della shrinkflation

Con l'inflazione che galoppa le aziende italiane potrebbero copiare il fenomeno americano come già successo in passato. Attenzione all'etichetta

Comprare meno, ma allo stesso prezzo. La "shrinkflation" è tornata. La pratica consiste nel rimpicciolire le dimensioni dei prodotti pur mantenendo il prezzo invariato. Così la tavoletta di cioccolato che prima pesava 50 grammi, ora ne pesa 40, ma il costo rimane identico. Una mossa di marketing che può trarre in inganno il consumatore distratto che acquista senza badare troppo all’etichetta. 

Il nome deriva dalla fusione di due termini inglesi: "shrinkage" (contrazione) e "inflation" (inflazione). In effetti la "shrinkflation" viene spesso definita una sorta di "inflazione occulta". Il meccanismo è semplice: anziché aumentare il prezzo di un prodotto, l’azienda ne riduce il contenuto. Dalle bevande vendute in bottiglie da 1,35 litri piuttosto che in bottiglie da un litro e mezzo, ai nove fazzolettini di carta anziché dieci.

Il fenomeno è "made in Usa" ma negli ultimi anni ha preso piede anche da noi: la necessità di fare cassa e le tecnologie di packaging sempre più sofisticate hanno determinato un sostanziale "restringimento" dei prodotti che acquistiamo. Come spiega l’Unione nazionale consumatori, i primi a lanciare l’allarme sono stati i tecnici e gli economisti dell’Istituto di statistica britannico (Ons, Office for national statistics). Secondo le loro rilevazioni, negli ultimi sei anni in circa 2.500 casi le confezioni di prodotti (soprattutto alimentari e per l’igiene della casa) sono state ridimensionate in peso e quantità.

La "shrinkflation" e l'aumento dei prezzi

Inutile dire che con l’inflazione che galoppa il ricorso alla "shrinkflation" può essere una tentazione molto forte per le aziende. A segnalare la tendenza è stato il Financial Times che spiega come le aziende stiano "riducendo le dimensioni dei prodotti o limitando i servizi per preservare i margini man mano che i loro costi aumentano". Il meccanismo che c’è dietro l’inflazione ormai è noto: il rincaro di carburanti e materie prime si ripercuote su tutta la filiera facendo schizzare i prezzi anche sugli scaffali dei supermercati. In questo contesto diminuire la quantità di prodotto anziché alzare il costo può in qualche modo illudere i consumatori.

Al momento non ci sono dati per capire se e quanto questo espediente di marketing stia dilagando in Italia. Di sicuro la "shrinkflation" non è un fenomeno sconosciuto a queste latitudini, tant’è che già un anno fa il presidente dell’Istat confermava l’esistenza di tale pratica in Italia, denunciando le ripercussioni economiche per le famiglie. Le associazioni dei consumatori in ogni caso si mantengono all’erta. Massimiliano Dona dell’Unc ha segnalato l’escalation del fenomeno all’Autorità garante della concorrenza e del mercato ma, "in attesa di un riscontro da parte dell’Antitrust", scrive, "non ci siamo fermati. Ho personalmente denunciato il fenomeno in una recente audizione al Senato sul ddl Concorrenza e spero che su questo si attivi la Commissione parlamentare d’inchiesta sui diritti dei consumatori che tra i suoi compiti ha proprio quello di analizzare il fenomeno della sgrammatura dei prodotti". 

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