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Cronaca

Operazione «Matrioska», arrestate altre 2 persone per la truffa informatica da 600mila euro

In totale sono adesso quattordici gli indagati identificati e nove le persone tratte complessivamente in arresto per frode informatica aggravata e riciclaggio transnazionale

Due nuovi arresti legati all’Operazione “Matrioska” a inizio marzo a seguito delle indagini della polizia di Stato e della Guardia di Finanza di Trento. I due nuovi arresti sono stati eseguiti tra l'Emilia-Romagna e la Germania, nei confronti degli appartenenti ad un sodalizio di cyber criminali specializzato nell’hackeraggio di e-mail aziendali. In totale sono adesso quattordici gli indagati identificati e nove le persone tratte complessivamente in arresto per frode informatica aggravata e riciclaggio transnazionale.

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Le origini

Lo scorso 13 ottobre 2020 gli investigatori trentini della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno arrestato sette indagati (cinque italiani, un rumeno e un cingalese) che avevano costituito un sodalizio di "cyber criminali” specializzato nella tecnica del BEC (Business Email Compromise), un tipo di truffa che prevede la compromissione dell'email aziendale, uno dei più innovativi sistemi utilizzati per perpetrare frodi informatiche. Attraverso sofisticati sistemi di hackeraggio, vere e proprie bande di cyber criminali prendono di mira le caselle di posta elettronica di aziende e professionisti, per controllarle segretamente e fare in modo che riescano a inviare messaggi ai loro clienti, vittime delle “truffe”, per dirottare pagamenti relativi all’acquisito di beni e servizi nelle mani dei sodalizi criminosi.

Distribuzione

Nella “rete informatica” della “criminalità 2.0” erano, infatti, finite una società trentina (fornitore) del settore siderurgico e una società bosniaca (cliente), che da alcuni mesi portavano avanti una trattativa per la cessione, da parte dell’azienda italiana, di un costoso macchinario industriale. Grazie allo sviluppo investigativo, in ambito nazionale ed estero, degli elementi probatori raccolti nel corso delle numerose perquisizioni delegate eseguite nelle città di Belluno, Bergamo, Bologna, Brescia, Lodi, Milano, Modena, Reggio Emilia, Udine e Verona, nelle sedi societarie e i domicili degli indagati, gli investigatori hanno identificato due ulteriori complici, un italiano della provincia di Reggio Emilia e un nigeriano, che hanno fattivamente partecipato, per il tramite di 2 società, una emiliana e l’altra veronese, al riciclaggio transnazionale dei 600mila euro, illecitamente sottratti alle società frodate.

Le indagini non si sono fermate

Ciò che è emerso dalle indagini è che i due nuovi arrestati avrebbero partecipato al riciclaggio del maltolto alle due società “vittime” della frode, denaro veicolato tramite numerosi bonifici verso i conti correnti di sei società “fantasma”, non realmente operative e con sede rispettivamente a Milano, Modena e Reggio Emilia. Il tutto accompagnato da false casuali per il pagamento di fatture inerenti cessioni di beni. Le somme, così frazionate, sono poi state bonificate verso:

  • quattro conti correnti esteri di altrettante società con sede in Bulgaria, Ungheria, Slovenia e Gran Bretagna;
  • un conto corrente polacco intestato ad un prestanome italiano;
  • un conto corrente italiano di un prestanome senegalese.

Il denaro finito all’estero è, infine, rientrato in Italia attraverso bonifici disposti dai medesimi conti correnti stranieri verso i conti nazionali di due società “fantasma” modenesi e di due prestanome, un italiano e un cingalese, per poi essere ritirato in contanti e quindi “volatilizzarsi” nelle mani degli indagati.

Fondamentale è stata, ancora una volta, l’attività investigativa eseguita all’estero dagli inquirenti tramite appositi Ordini di Indagine Europea emessi dalla Procura Distrettuale di Trento: in particolare, partendo dall’analisi preventiva dei tabulati telefonici eseguita dai poliziotti e finanzieri trentini, gli investigatori della Polizia Federale Tedesca (Bundeskriminalamt) sono riusciti a localizzare l’indagato nigeriano nella città di Brema e lo hanno arrestato con un Mandato di Arresto Europeo, emesso dal Gip (Giudice per le indagini preliminari) del Tribunale di Trento su richiesta del Pm (Pubblico ministero) dottor Carmine Russo.

Alla luce della attuale situazione di emergenza sanitaria e del conseguente aumento del flusso di informazioni che circolano via mail e su altri canali, le indagini svolte in sinergia dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza confermano, ancora una volta, l’incessante impegno profuso a difesa della sana imprenditoria e di tutti i privati cittadini, oggi più che mai esposti agli attacchi, anche informatici, della criminalità.

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