L'orsetto salvato dall'uomo e vittima dello scontro politico
La vicenda di M89, che dopo il salvataggio difficilmente tornerà in natura
L’orsetto M89 non tornerà in natura. Ad annunciarlo è il presidente del parco faunistico “Belpark” di Spormaggiore, in val di Non, dove il piccolo animale è custodito da mesi dopo essere stato salvato in val d’Algone.
Salvato nel momento sbagliato
Il plantigrado era infatti caduto in un fosso riportando ferite molto gravi, e la madre non era riuscita a recuperarlo. Erano intervenuti quindi i forestali, che avevano portato il cucciolo prima in una clinica veterinaria per le cure e poi al centro faunistico. Tutto ciò è accaduto ad aprile, mentre il tema della gestione degli orsi saliva alla ribalta dopo l’uccisione del runner Andrea Papi e l’inizio del braccio di ferro fra la Provincia di Trento, le autorità a Roma e i gruppi animalisti. Intanto le condizioni dell’animale sono migliorate, tanto che a fine giugno già si parlava della possibilità di rilasciarlo in natura.
Il miracolo dell’orsetto salvato: “Possiamo imparare tanto da loro”
Dalla Provincia, che sul tema ha l’ultima parola, non è però ancora arrivato il parere favorevole alla reintroduzione di M89 in natura, ed è difficile aspettarsi arrivi a breve, considerando i recenti sviluppi della polemica e l’imminente appuntamento delle elezioni provinciali. L’animale rischia quindi di essere condannato ad un’intera esistenza in cattività dopo essersi miracolosamente salvato da morte quasi certa. Tutto questo nonostante, durante il percorso di riabilitazione, gli esperti e i custodi che se ne sono presi cura abbiano rigidamente evitato un eccessivo “imprinting” da parte dell’uomo, per facilitarne il rilascio in natura dopo le cure.
Al Belpark di Spormaggiore sono già ospitate due orse allevate da sempre in cattività, e l’introduzione di un terzo esemplare, secondo il presidente, non sarebbe un problema, anche se per adattarlo alla convivenza dopo quanto accaduto negli ultimi mesi sarebbe necessario un percorso specifico.
