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La questione / Val di Sole

Verso l'abbattimento degli orsi, fronte unico in valle: "ridurre numero esemplari"

Cosa è emerso dall’incontro tra il presidente Fugatti e il vice Tonina con i sindaci della Val di Sole dopo la tragedia di Caldes

È un fronte comune unito e compatto quello raggiunto dagli amministratori locali della Val di Sole con la Provincia e che porta a una scelta: “il numero degli orsi che frequentano le montagne del Trentino va fortemente ridotto”.

Dopo la morte di Andrea Papi, il runner di 26 anni aggredito da un orso mentre si allenava nei boschi vicino a casa, non ci sono più dubbi. La situazione va affrontata e rimodulata. Diversi gli incontri e i confronti tra amministratori provinciali e quelli della Comunità di Valle. Ma della decisione “finale” è arrivata l’effettiva comunicazione sabato 8 aprile, due giorni dopo la morte di Andrea in un incontro tra Comunità di Valle, il presidente Maurizio Fugatti, il vice e assessore all’ambiente Mario Tonina e il dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna Raffaele De Col con i dirigenti dei Servizi foreste e faunistico, Giovanni Giovannini e Sergio Tonolli.

“I cittadini chiedono risposte concrete, che le autorità sono chiamate a dare” hanno detto i sindaci, con in testa il primo cittadino di Caldes Antonio Maini e il presidente della Comunità Val di Sole Lorenzo Cicolini. Il presidente Fugatti ha illustrato le misure previste: con ordinanza contingibile e urgente è stato stabilito l’abbattimento dell’orso che ha causato la morte del 26enne di Caldes, alla quale seguiranno altre ordinanze per la rimozione dei tre esemplari problematici MJ5, JJ4 e M62.

Gli orsi da abbattere sono dunque potenzialmente 4, qualora dalle indagini genetiche a cura della Fonazione Edmund Mach emergesse che il plantigrado che ha aggredito il runner non sia già classificato come pericoloso. Intanto prosegue il presidio intensivo da parte del Corpo forestale trentino del fronte di bosco compreso tra Mostizzolo e la Val Meledrio: il personale effettua anche una attività di informazione verso le persone che intendono usufruire della rete stradale e sentieristica.

“Fin dall’inizio di questa tragedia abbiamo trovato una grande unità del territorio e dei suoi rappresentanti, che con senso di responsabilità istituzionale hanno dimostrato la volontà di affrontare congiuntamente la questione in merito alle soluzioni operative” ha spiegato il presidente Fugatti al termine dell’incontro. Il vicepresidente Tonina ha evidenziato come “dobbiamo distinguerci per razionalità e responsabilità rispetto alle esigenze della popolazione.

C’è poi stata una profonda analisi in questi giorni su quello che era il progetto “Life Ursus” e che ha portato gli orsi in Trentino. Di una cosa sono tutti, o quasi, certi: il progetto così com’è, oggi, non sta più in piedi e va rivisto in maniera radicale. Il come farlo, secondo la PaT, lo ha spiegato il presidente Fugatti: “La presenza di oltre un centinaio di esemplari sul territorio Trentino non è sostenibile. Dobbiamo riportare la popolazione a circa 50 unità. Non importa come” ha affermato.

Lo studio di fattibilità del Progetto Life Ursus per la reintroduzione negli orsi in Trentino tra il 1999 e il 2002, curato dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica, aveva accertato l’idoneità ambientale per ospitare una popolazione vitale di plantigradi (40-60 orsi), che costituiva l’obiettivo finale del progetto. L’areale doveva andare ben oltre i confini del Trentino, mentre la maggior parte del centinaio di esemplari attualmente presente sul territorio provinciale si sposta all’interno di un’area ampia circa 1.500 chilometri quadrati (pari a un quarto dell’intero Trentino) e fortemente antropizzata.

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