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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza del Duomo

Ecco cosa scriveva Antonio dopo l'attentato a Charlie Hebdo

Un articolo scritto nel 2015 all'indomani dell'assalto alla redazione della rivista satirica francese. "Un mondo che vende libertà, ma che poi ha paura che la libertà circoli"

Pubblichiamo il testo di una riflessione scritta da Antonio Megalizzi, il giovane giornalista ucciso nell'attentato di Strasburgo, scritta nel 2015, all'indomani di un altro attentato che lasciò l'Europa nello sconcerto: quello alla redazione di Charlie Hebdo, rivista satirica francese. L'alzata di scudi per la libertà di pensiero, la libertà di irridere tutto e tutti soprattutto per smuovere le coscienze, fu unanime. Antonio però riesce ad andare oltre il momento, oltre l'indignazione istantanea innescata dalla notizia, guardando alle dimaniche mondiali che regolano non solo i movimenti delle persone, ma quelli delle idee.

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L'articolo, già pubblicato a suo tempo sul blog www.immoderati.it, è stato letto in piazza Duomo a Trento durante la fiaccolata in memoria di Antonio dai suoi compagni di studio alla Scuola di Studi Internazionali dell'Università di Trento, come esempio del suo pensiero. Ecco il testo:

Nel 2015, in un mondo figlio della globalizzazione economica e politica, dei flussi intangibili, delle politiche di melting pot diventate salad bowl, di comunicazione istantanea e di legami che vanno oltre i confini geografici, una vignetta può ancora uccidere.

E lo fa anche rispettando le leggi, osservando attenzione ai confini di libertà imposti da dichiarazioni di diritti alquanto longeve e, per quanto sembri assurdo, semplicemente seguendo la propria etica lavorativa.

Anche in un clima di guerra, proprio come questo. Una guerra che esiste davvero, che sarà anche combattuta da pochi esaltati, ma che è chiacchierata da tanti, troppi, forse tutti, e con toni che poco aiutano la riconciliazione e il dialogo.

Non sono il Papa, né Obama o l’ONU, eppure non pare tanto difficile capire come la forzata ghettizzazione sociale, il fardello della distintività e l’egemonia storica esasperata dell’Occidente abbia giocato un ruolo decisivo nell’inasprimento delle posizioni dei due schieramenti.

Un mondo che vende libertà ma che poi ha paura che circoli. Che regala i mezzi per subire una guerra quando bastava condividere le proprie idee per evitarla.

Perché l’odio nasce dalla convinzione estrema che esista un determinismo biologico e culturale alla base della competizione tra popoli, e il continuo sbandieramento di tali credenze (da ambo le parti) altro non fa che alzare i muri che dividono l’Occidente dal Medioriente.

La speranza è quella di arrivare a condividere un progresso di idee, e non solo di strumenti, altrimenti sarà impossibile far arrivare alla nostra coscienza collettiva il principio che il fondamentalismo religioso abbia ormai un significato arcaico e che si debba confrontare coi dovuti filtri del Nuovo Millennio. 

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