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Vie e piazze piene, ma per i giovani non è movida: «mancano spazi per la socialità»

Paccani: «Non possiamo più tollerare il trattamento a noi riservato: vogliamo dialogare con l'amministrazione comunale, e per questo abbiamo chiesto un incontro con il sindaco per avviare un tavolo di discussione con residenti ed esercenti. Noi siamo cittadini di Trento tanto quanto chi qui ci è nati e pretendiamo che i nostri diritti siano riconosciuti»

La questione della movida a Trento sta facendo discutere parecchio. Dopo le immagini circolate nel fine settimana tra il 7 e il 9 maggio, il comune ha promesso la chiusura notturna delle strade se la questione non dovesse migliorare. Sulla questione, però, è intervenuta Paola Paccani, coordinatrice dell'Unione degli Universitari di Trento, accusando i giornali di aver puntato il dito, durante tutta la pandemia, verso studenti e giovani con titoli e articoli. «Ora, in particolare, siamo il bersaglio perfetto contro cui puntare il dito, colpevoli di uscire la sera per ritrovare una parvenza di socialità» si legge nella nota inviata alla stampa. «Non si fa che parlare di Scaletta, di movida trentina, e quindi di studenti che si riversano nelle vie del centro svegliando li residenti». 

Colpevolizzazioni, queste, che secondo Udu, non toccherebbe realmente giovani e studenti. E questo perché, sempre secondo una loro analisi della questione della città, Trento stessa non disporrebbe di quelli che sono spazi diversi in cui spostarsi per diluire la “folla”. Secondo questi giovani non ci sarebbero valide alternative dove passare il tempo in sicurezza e con i servizi necessari, come bagni pubblici o mezzi di trasporto notturni. Un gap che si creerebbe tra gli spazi a disposizione e le necessità delle persone. «Quella che i giornali definiscono movida» continua la nota «è in realtà la manifestazione del bisogno di socialità, costretto a svilupparsi sempre negli stessi luoghi, perché gli unici attrezzati e con prezzi accettabili. Negli anni non si ha mai voluto trovare una soluzione, solo mettere delle pezze, come la nuovissima idea di rimuovere le panchine».

Non solo proteste, da questi giovani e studenti arriva anche la richiesta di poter dialogare con l'Amministrazione comunale, residenti ed esercenti nel tentativo di trovare una soluzione che possa soddisfare tutte le parti: il rispetto delle regole anti-contagio imposte dal governo, la necessità di ritrovarsi, incontrarsi, avere una vita sociale; così come il rispetto per chi vive in quelle zone centrali, per gli esercenti che spesso si sono trovati a dover pagare anche per condotte scorrette fuori dal locale. «Non vogliamo rivendicare il diritto di fare assembramenti, che peggiorerebbero solo la situazione, ma il diritto di avere degli spazi degni di una città universitaria e di essere considerati» afferma Paccani. «Non possiamo più tollerare il trattamento a noi riservato: vogliamo dialogare con l'Amministrazione comunale, e per questo abbiamo chiesto un incontro con il sindaco per avviare un tavolo di discussione con residenti ed esercenti. Faremo il possibile per trovare soluzioni che ci permettano di conciliare il rispetto delle regole anti-contagio e degli spazi comuni con la possibilità di vivere la città in cui studiamo. Noi siamo cittadini di Trento tanto quanto chi qui ci è nati e pretendiamo che i nostri diritti siano riconosciuti».

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