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Martedì, 19 Marzo 2024
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Adunata degli alpini: "A Trento nel 2018 le stesse molestie"

Per la maggioranza leghista del Consiglio provinciale "l'Ana non deve giustificare niente"

Le femministe di Non una di meno Trento prendono posizione dopo le decine di denunce emerse in seguito all’adunata degli alpini di Rimini e dicono: “Dopo l’adunata degli alpini del 2018 a Trento anche noi abbiamo denunciato pubblicamente le tantissime molestie subite dalle donne in quell’occasione”.

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“Siamo già state tristemente oggetto e testimoni di manifestazioni di sessismo, machismo e maschilismo: sguardi viscidi, complimenti non richiesti, fischi, palpeggiamenti e gruppi di uomini che ci accerchiano e ci impediscono di passare sono solo alcune delle cose che stiamo subendo - raccontavano su Facebook nei giorni dell’adunata -. A queste si aggiunge la serata dedicata a ‘Miss Alpina bagnata’ in cui si invita a ‘bagnare con la birra la tua alpina preferita’”.

Per protestare quanto stava avvenendo, la sera del 12 maggio 2018 decisero di scendere per strada: “Già dai primi passi ci sono stati rinvolti molti insulti”. Anche in quell’occasione la giustificazione era stata la stessa ripetuta in questi giorni: “Se porta il cappello da alpino non è detto che lo fosse”.

Quanto avvenuto all’adunata di Rimini, da giorni al centro del dibattito pubblico a livello nazionale, ha tenuto banco anche durante la seduta del Consiglio provinciale di mercoledì 11 maggio, spaccando in due l’aula. Da un lato chi sostiene le donne che hanno denunciato le molestie subite, dall’altro chi difende il corpo degli alpini.

Le posizioni in Consiglio provinciale

“Questi atteggiamenti (che un tempo sarebbero stati ritenuti normali) sono in realtà tossici anche per gli uomini e per gli alpini. Ciò non significa peraltro una condanna generalizzata del Corpo”, ha detto la capogruppo del Pd Sara Ferrari che ha parlato di “una mentalità arretrata e intrinsecamente patriarcale”. “Nessuno intende criminalizzare gli alpini - ha aggiunto il consigliere di Futura Paolo Zanella - ma l’associazione nazionale (Ana) dovrebbe condannare e denunciare con fermezza questi atteggiamenti, che non si possono declassare a semplici episodi di maleducazione, perché si tratta di molestie sessuali”.

Il riferimento è a quanto affermato dall’Ana che ha parlato di “presunte molestie non accertate in quanto non segnalate a polizia o carabinieri”. E ancora: “Per quello che le penne nere sono e rappresentano è ingeneroso e ingiustificato veicolare un messaggio che associa la figura dell’alpino a quegli episodi di maleducazione”. Per gli alpini i protagonisti dei comportamenti sessisti potrebbero anche non essere membri dell'associazione: “Ci sono centinaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione. La tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare”.

Una posizione difesa anche dalla maggioranza leghista in Consiglio provinciale: “Associare gli alpini e l’adunata alle molestie è inammissibile - ha detto Roberto Paccher -. Le 400mila persone che hanno partecipato all’adunata non sono tutti alpini e non è accettabile che si getti un’ombra su un’associazione che offre il proprio servizio agli altri con massima disponibilità e senza chiedere nulla in cambio. L’associazione nazionale non deve giustificare niente, saranno i responsabili a rispondere in proprio”. Anche Mara Dalzocchio ha sostenuto che “l’Ana ha preso le distanze da comportamenti messi in atto da persone che però non sappiano se fanno o no parte del Corpo”.

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