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Cronaca Mori / Via Teatro

Il vallo-tomo divide il Patt, tre consiglieri moriani contrari all'opera. Rossi: "Si farà"

Il vallo tomo si farà, si trattta, semmai, di discutere come mascherarlo. La risposta di Rossi e Mellarini è perentoria, così come la condanna dell'occupazione del Municipio

Poseguono in un cantiere blindato i lavori pper il vallo-tomo a Mori, mentre dal Consiglio provinciale arriva una condanna netta dell'occupazione del  Municipio avvenuta lunedì ad opera dei contestatori. "Il vallo-tomo è la soluzione migliore" ribadiscono Rossi e Mellarini. L'hanno ribadito ai cinque consiglieri comunali moriani  di minoranza che oggi hanno incontrato il Consiglio provinciale.

Per Rossi non c'è ragione di fermare i lavori, piena disponibilità, semmai, a progettare insieme ai cittadini i mascheramenti una volta realizzata l'opera. Riferendosi ai dati dei sensori che monitorano il diedro di roccia, dati chiesti e mai consegnati ai manifestanti della Tribù delle Fratte, Mellarini ha detto che la posizione della massa rocciosa è monitorata ogni 20 secondi ed il sistema di sensori sarà esteso fino a Ravazzone. Per il capo della Protezione Civile, l'ingenger Stefano De Vigili, il diedro è in equilibrio, sebbene al limite.

E' escluso l'imbrigliamento della roccia pericolante, soluzione richiessta a gran voce dai contestatori, che nel frattempo hannno ricevuto la solidarietà della Compagnia di Schuetzen di Trento, guidata da Paolo Primon, che non fa parte  della federazione provinciale degli Schuetzen. La vicenda divide innvece il partito di maggioranza, il Patt, che vede tra le sue fila tre connsiglieri comunali di  Mori nettamente contrari all'opera. Nel frattempo la Tribù delle Fratte annuncia  di non voler mollare: sabato è convocata un'assemblea popolare presso l'auditorium comunale.

"Ci stiamo avvicinando al punto di massima insicurezza - si nelle in un volantino - quando, distrutte le fratte  e non ancora realizzato il vallo-tomo  nè fissato il diedro, la caduta di massi non troverebbe alcuna barriera. Il rifiuto di autorizzare un team tecnico per studiare come fissare provvisoriamente il diedro  non ha alcun fondamento tecnico, si tratta di una volontà tutta politica di rendere irreversibili i dannni causati dai lavori prima di occuparsi della fonte del pericolo: il diedro". 

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