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Ex cava di Sardagna: i rifiuti smaltiti illecitamente rimangono dove sono

I rifiuti conferiti illecitamente nella ex cava di Sardagna rimarranno dove sono. Lo ha deciso il Comune di Trento, anche in forza di un provvedimento inserito nella Finanziaria provinciale del 2011 che "sana" la situazione

I rifiuti conferiti illecitamente nella ex cava di Sardagna - trasformata da sito di ripristino ambientale in deposito di rifiuti, anche industriali, non conformi - rimarranno dove sono. Lo ha deciso il Comune di Trento, anche in forza di un provvedimento inserito nella Finanziaria provinciale del 2011 che "sana" la situazione. Ma facciamo un passo indietro. Il sito è stato dissequestrato dopo l'indagine "Tridentum", condotta dalla Procura di Trento e dal Corpo forestale dello Stato di Vicenza: secondo una perizia redatta dall'Ispra per conto del Ministero dell'Ambiente,  al quantitativo complessivo di almeno 177.273 tonnellate nel periodo 2007-2008, si aggiungono 108.499 tonnellate di rifiuti stoccati a Sardagna negli anni precedenti (fino al 2006) per un totale di 285.772 tonnellate di rifiuti "che vanno considerati contaminati e quindi possono essere una potenziale sorgente di danno ambientale. Peraltro un sito come quello di Sardagna è privo di opere di barriera geologica e di controllo delle acque, perché al momento dell'approvazione del piano di adeguamento nel 2004 il Comune di Trento non aveva provveduto ad imporre al gestore l'esecuzione di interventi di "difesa".

Secondo il Comune però, è possibile "regolarizzare, per quanto premesso e in virtù dell’accertata assenza di rischio per l’ambiente e la salute pubblica ai sensi del dell’art. 86 ter del T.U.L.P. e come stabilito con analisi di rischio i rifiuti non pericolosi non conformi all’autorizzazione (...) smaltiti presso la discarica per rifiuti inerti sita in Sardagna e gestita da Sativa S.r.l. (...) autorizzandone la permanenza in assenza di ripristino". 

Questo perché il 16 dicembre 2011 Sativa ha presentato lo “Studio relativo all’impatto della discarica sulle matrici ambientali, in relazione alla presenza di materiale non conforme”, un documento prodotto da una società internazionale in cui si afferma "l’assenza di rischio per le matrici ambientali che individua i rifiuti non conformi nei primi 4 m di spessore della discarica, depositati negli anni 2006-2008 per un’estensione areale 250 m nella direzione di scorrimento della falda (che si suppone essere da nord ovest verso sud est) e 200 m nella direzione perpendicolare, per cui sono stati verificati superamenti dei valori di riferimento nelle analisi sul tal quale e/o negli eluati dei test di cessione, prendendo in considerazione i campioni prelevati dall’intera area di discarica; si tratta quindi di: piombo, cromo totale, antimonio, rame, fluoruri, molibdeno e solfati".

Analisi valutate positivamente dall'Agenzia provinciale per la protezione ambientale e dall'Azienda sanitaria provinciale. Di qui la scelta del Comune di Trento di autorizzare la permanenza dei rifiuti "in assenza di ripristino", malgrado le stesse analisi fornite da Sativa abbiano mostrato "superamenti dei valori di riferimento" e nonostante l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dica chiaramente che poco più di 285 mila tonnellate di scarti "vanno considerati contaminati e quindi possono essere una potenziale sorgente di danno ambientale". Inoltre c'è la norma, richiamata nella delibera del Comune, inserita dalla Provincia nella Finanziaria 2011. All'epoca era stato l'avvocato Mario Giuliano (legale dei comitati di cittadini durante il processo all'Acciaieria Valsugana per le emissioni di fumi oltre i limiti) a parlare di "sanatoria nascosta". Un codicillo che riguarda le discariche, l'articolo 86 ter, cioè "Regolarizzazione dello smaltimento di rifiuti. "Il senso è che i rifiuti illegalmente conferiti a Monte Zaccon (e anche a Sardagna) rimarranno dove sono", aveva detto Giuliano seccamente smentito dalla Provincia.

Ma cosa dice quell'articolo? "Indipendentemente dalle sanzioni penali e amministrative (come dire che non ha importanza cosa stabilisca un tribunale? ndr), lo smaltimento di rifiuti non pericolosi in difformità dall’autorizzazione dell’impianto prevista dalla normativa vigente può essere regolarizzato sotto l’aspetto autorizzativo, da parte dell’autorità competente (la Provincia?, ndr), se si verifica una delle seguenti condizioni: i rifiuti posseggono i requisiti previsti dalla normativa vigente per l’ammissibilità nella specifica tipologia di impianto; sia accertato, mediante analisi di rischio, che non esiste rischio per l’ambiente e la salute pubblica...".
A fine maggio dovrebbe svolgersi un incontro organizzato dal Comune con la cittadinanza di Sardagna per illustrare il futuro e lo stato dell'ex cava. Il progetto iniziale era quello di riempirla e destinarla a verde pubblico. Sono passati molti anni, ma ancora non si è visto nulla.

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