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Lunedì, 29 Aprile 2024
Spazio

Missione alla scoperta del pianeta Venere, l'Università trentina in prima linea

L'ateneo trentino protagonista nella missione che studierà il pianeta "gemello" della Terra. Il professor Bruzzone: "Obiettivo scoprire cosa lo ha reso inospitale"

Ci sarà anche un fondamentale contributo dell’Università di Trento per EnVision, la missione spaziale approvata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) che verrà lanciata nel 2031 alla scoperta del pianeta Venere.

“Un pianeta gemello ma inospitale”

A raccontare a Trento Today il significato di questa missione e il ruolo dell’ateneo è il professor Lorenzo Bruzzone, del dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’università: "EnVision servirà a studiare molto più nel dettaglio Venere – spiega -, che è considerato il ‘pianeta gemello’ della Terra per caratteristiche quali dimensione, massa e distanza dal sole". Un pianeta che però, come spiega il professore, ha seguito un’evoluzione molto diversa e lo scopo di EnVision sarà proprio quello di scoprirne i motivi: "Venere è del tutto inospitale per noi - prosegue -, è ricoperto da nubi di gas tossici, temperature e pressione atmosferica sono enormemente superiori a quelle della Terra, la sua atmosfera è la più densa fra i copri rocciosi del Sistema solare". Scoprire le cause di queste differenze potrebbe rivelarsi fondamentale anche per conoscere meglio il nostro pianeta: "EnVision ci può aiutare a capire cosa non deve succedere alla Terra – aggiunge Bruzzone -, cosa serve per evitare che si inneschino cambiamenti irreversibili che rendano a noi inospitale anche questo pianeta". 

La missione studierà quindi non solo elementi come il tempo e il clima ma anche l’attività geologica di Venere. Ed è qui, ci spiega il professore, che entra in gioco il contributo fondamentale dell’ateneo trentino: "Noi abbiamo aderito e partecipato all'ideazione di questa missione fin dall’inizio, da quando è stata selezionata nel 2021 – conclude Bruzzone -, e avremo la responsabilità durante il suo svolgimento di uno dei suoi principali strumenti di rilevazione: un radar sounder sottosuperficiale (Srs). Un apparecchio che sarà capace di esplorare la sottosuperficie di Venere penetrandone la crosta, e servirà quindi a raccogliere informazioni come lo spessore del nucleo e del mantello, utili a capirne l’evoluzione geologica, la stratigrafia e la tettonica". 

Non solo Venere: l’università partecipa anche alla missione Lisa

Nello stesso giorno, l’Esa ha approvato anche un’altra missione spaziale che vedrà l’università di Trento coinvolta fra gli attori: si tratta di Lisa, acronimo di Laser Interferometer Space. L’obiettivo di questa sarà quello di rilevare e studiare le onde gravitazionali nello spazio, in modo da acquisire informazioni utili a comprendere come ha avuto origine l’Universo. L’ateneo ha contribuito allo sviluppo dell’hardware della missione. 

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