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Lavoro, contro sfruttamento e illegalità i sindacati chiedono prevenzione e controlli

Grosselli: "non sono solo casi isolati. La Giunta vada oltre le dichiarazioni di circostanza e potenzi Servizio Lavoro e Agenzia del lavoro per favorire l’emersione di queste situazioni e l’occupazione sana

C'è molto lavoro da fare ancora sul settore del benessere lavorativo secondo i sindacati trentini. La notizia del licenziamento ritrosivo e discriminatorio è stato un traguardo importante, che mostra il terreno su cui è indispensabile, per i sindacati, lavorare. 

“La sentenza di licenziamento ritorsivo e discriminatorio è un giudizio importante che scoperchia, ancora una volta, modalità di sfruttamento che vorremmo non esistessero - affermato il segretario generale della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli -. Purtroppo, però, non è così nemmeno in Trentino dove nell’arco di qualche settimana sono emerse tre gravi situazioni di illegalità ai danni dei lavoratori. Non si può più parlare di casi isolati. Ed è per questa ragione che serve una risposta di sistema”.

La sentenza del Tribunale del Lavoro di Trento ha sancito un caso di licenziamento ritorsivo e discriminatorio di cui è stato vittima un lavoratore, affiancato dalla Flai Cgil, occupato nella lavorazione delle carne. Il numero uno di via Muredei non usa giri di parole e facendo appello direttamente alla Giunta provinciale invoca scelte nette sul piano della prevenzione e dei controlli.

“Quelle che servono non solo sono dichiarazioni di condanna e comunicati stampa - ha sottolineato Grosselli -. Alle parole devono seguire i fatti, cioè il potenziamento di tutti gli strumenti presenti sul territorio per prevenire, fare emergere e denunciare questi fatti. Ad oggi la Giunta provinciale non ha messo in atto nessuna azione concreta, vale a dire il potenziamento del Servizio Lavoro, pesantemente sotto- organico, né di Agenzia del Lavoro quale punto di riferimento per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro in modo legale e trasparente”.

I sindacati rimarcano sul fatto che spesso le vittime di queste situazioni di sfruttamento "sono lavoratori particolarmente fragili, il più delle volte stranieri con permessi di soggiorno temporanei e privi di reti sociali di riferimento". Soggetti, quindi, che si troverebbero in condizioni di bisogno e che finirebbero facilmente nelle grinfie di datori di lavoro privi di scrupolo. “La narrazione degli stranieri privilegiati si scontra con la realtà: chi è più debole più facilmente finisce vittima” sottolinea la segreteria. Eppure, stando alle ultime stime, gli stranieri rappresenterebbero una fetta importante nel mercato del lavoro, in Italia. In edilizia su 10mila lavoratori iscritti in cassa edile 3.800 sono stranieri, cioè il 38%. La quota raggiungerebbe il 40 per cento nel turismo per le imprese del nordest, come ha certificato Federalberghi.

È guardando a questi dati che i sindacati avanzano la richiesta di rafforzare le politiche attive del lavoro per intercettare anche questa fascia di lavoratori e accompagnarla in percorsi di inserimento lavorativo completamente legali. Allo stesso tempo la Cgil ritiene importante rafforzare Cinformi, il Centro Informativo per l'Immigrazione, e la preziosa attività di integrazione e inclusione degli stranieri che svolge sul territorio. “Dalla possibilità di integrarsi anche di questa importante fetta del nostro mercato del lavoro deriva la sicurezza della nostra comunità e la tutela delle imprese sane e oneste, che da fatti come questo traggono solo svantaggi”.

Grosselli chiede infine discontinuità rispetto alla situazione attuale. “Siamo in una fase di ripresa economica. Arriveranno importanti risorse dal Pnrr. Per fare in modo che la ripresa di traduca in una crescita strutturale e di lungo periodo dobbiamo cambiare anche sul fronte della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”.

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