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Positivi al test rapido non conteggiati, Fugatti: "E' il Ministero che non ce lo chiede"

"Insinuare che stiamo barando per rimanere in zona gialla è pericoloso": il governatore risponde alla polemica sui dati

I positivi del test rapido rimangono, per ora, esclusi dal conteggio generale. Ma il Ministero sta studiando un modo per farli rientrare nei criteri che decidono se un territorio è "rosso", "arancione" e "giallo". Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti si difende dalle accuse di "truccare i dati" avanzate dagli avversari politici, citando direttamente il parere del direttore generale del settore Prevenzione del Ministero della Salute Giovanni Rezza, intervenuto oggi in videoconferenza.

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Molti sindaci trentini hanno iniziato a comunicare ai propri concittadini il dato dei contagiati sommando i positivi del tampone molecolare e quelli del test rapido. La Provincia non li conta, ma perché è quanto prevedono gli accordi con Roma. "Abbiamo sempre detto che quando ce lo sarà chiesto lo faremo, ma la decisione spetta al Ministero della Salute" ha detto molto chiaramente Fugatti.

"Insinuare il pensiero che la Provincia sta barando per far rimanere il Trentino zona gialla è molto pericoloso, anzi è proprio perché, tra le altre cose, abbiamo sempre comunicato correttamente i dati che siamo ancora in zona gialla, situazione che potrebbe cambiare ad ogni momento", ha detto il governatore. "Adesso si troverà un modo per calcolare anche i test antigenici ma stando attenti a non fare confusioni, non sarà un lavoro facile - ha spiegato il dottor Giovanni Rezza -. Fare graduatorie, confronti tra regioni è pericoloso, non dobbiamo innescare questo meccanismo: l'importante è procedere con i test di ogni tipo, oltre che con le quarantene".

Lunedì 16 novembre è entrata in vigore la nuova ordinanza con ulteriori restrizioni per tutta la provincia e tre comuni in zona rossa: nessun altro comune per ora si candida a diventare rosso. La situazione, però, è in continua evoluzione. Si escludono ulteriori misure come la chiusura delle scuole elementari e medie: "Anzitutto studiare in classe è una cosa diversa che studiare davanti ad un pc, ma c'è anche il rischio che chiudendo le scuole i figli vadano dai nonni. E' un'opzione che ricadrebbe totalmente sulle famiglie". 

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