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In piazza contro il ddl di FdI sull'educazione sessuale nelle scuole trentine

Il movimento Lgbtqia+ accusa di omolesbobitransfobia il consigliere provinciale Cia. Che risponde: “Senza tabù non c’è principio”

“L’omo-lesbo-bi-transfobia uccide”. Questo il titolo del presidio di protesta organizzato per oggi, mercoledì 29 giugno, alle 17 in piazza Dante a Trento, davanti alla sede della Provincia, in ricordo di Cloe Bianco, professoressa trans morta suicida l'11 giugno in provincia di Belluno. “La discriminazione nei confronti delle persone Lgbtqia+ - affermano gli organizzatori - è un problema serio anche in Trentino. Occorre un osservatorio provinciale contro l'omolesbobitransfobia per monitorare gli episodi di discriminazione, nonché il ritiro immediato del disegno di legge del consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Claudio Cia”.

La protesta è organizzata dalle sezioni trentine dell’associazione di genitori, familiari e amici di omosessuali (Agedo), dell’associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi), dell’associazione ricreativa e culturale italiana (Arci), di Arcigay, Famiglie arcobaleno, Unione degli universitari (Udu), Laici trentini per i diritti civili e Non una di meno.

Nel mirino c’è il disegno di legge 148 presentato lo scorso 3 giugno dai consiglieri provinciali di Fratelli d’Italia Claudio Cia (primo firmatario), Alessia Ambrosi, Katia Rossato, nonché da Luca Guglielmi (consigliere del gruppo Fassa). Una proposta che vuole modificare la legge provinciale sulla scuola del 2006 in particolare per quanto riguarda le “attività relative all'educazione affettiva o sessuale, alla salute riproduttiva o al genere e all'identità sessuale”.

“L’omolesbobitransfobia istituzionalizzata alla base di questo disegno di legge porta con sé la stessa matrice culturale che ha condotto alla morte di Cloe Bianco”, scrivono le associazioni in un comunicato congiunto. “L’obiettivo, non dichiarato ma evidente è rendere la scuola un luogo di discriminazione minando la libertà (e la responsabilità) delle scuole di formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli”, accusa Shamar Droghetti, presidente di Arcigay del Trentino.

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Immediata la replica del consigliere Cia: “Cloe Bianco era insegnante di fisica e come tale andava valutata, senza strumentalizzazioni. Strumentalizzazioni che però vedo oggi. Non è certo l’intendo del ddl che ho presentato quello di vietare qualsiasi forma di iniziativa di educazione sentimentale, affettiva e sessuale. Anzi, ritengo che l’educazione sessuale sia di cruciale importanza al giorno d’oggi. Il mio ddl funge semplicemente da monito, da campanello d’allarme, contro potenziali strumentalizzazioni e forzature che potrebbero vedere la scuola come mezzo per propagandare pratiche immorali come quella dell’utero in affitto o terapie ormonali per la varianza di genere nei bambini”.

Cosa prevede il ddl proposto da FdI sulla scuola trentina

Nel dettaglio, l’articolo 3 del ddl proposto da Fratelli d’Italia chiede di inserire nella legge provinciale 5 del 2006 un articolo (il 18 bis) intitolato “Attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio e attività relative a temi sensibili”.

Tra i vari commi si prevede che tali attività debbano “essere oggetto di un'informativa specifica e dettagliata inviata ai genitori dei minori o agli studenti maggiorenni almeno una settimana prima dell'inizio dell'attività”. Nel caso della scuola primaria e delle medie, i progetti dovranno essere presentati ai genitori “per una loro preventiva approvazione in forma scritta”.

Qualora nel corso delle attività il dirigente scolastico o il consiglio d'istituto rilevino, anche su segnalazione di un genitore, contenuti “non coerenti” con i progetti approvati dai genitori, si stabilisce che “l’associazione o l’ente proponente non siano più ammessi a realizzare attività nell'istituto scolastico per almeno un triennio”.

Infine si afferma che “nelle scuole di ogni ordine e grado non è comunque consentita la realizzazione, con il coinvolgimento di studenti, di progetti o attività basati sulla prospettiva di genere, che promuovano la fluidità di genere o dell'identità sessuale, oppure che insegnino a dissociare l'identità sessuale dal sesso biologico”.

Chi era Cloe Bianco

La storia di Cloe Bianco, all’anagrafe Luca Bianco, era salita alla ribalta delle cronache nel 2015 quando l’allora professoressa di fisica dell’istituto tecnico Scarpa-Mattei di San Donà di Piave, in provincia di Venezia aveva deciso di presentarsi in classe vestita da donna.

L’episodio era stato riferito dal padre di uno studente all’allora assessore all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan (ruolo che ricopre tuttora). L’assessora di Fratelli d’Italia pubblicò la lettera inviatagli sul proprio profilo Facebook parlando di “una follia” e chiedendo che venissero presi provvedimenti. Detto fatto: Cloe Bianco fu sospesa. La professoressa provò anche a fare ricorso al tribunale del Lavoro ma perse la causa.

Sette anni dopo il tragico epilogo: sabato 11 giugno il suo corpo è stato trovato carbonizzato ad Auronzo di Cadore all’interno di un furgone adibito a camper parcheggiato in un’area di sosta. Il giorno prima, Bianco, 58 anni, originaria di Marcon (Venezia), aveva pubblicato un post sul blog Persone transgenere annunciando che avrebbe messo fine alla sua vita.

Dopo la sua morte, ritenuta dai movimenti per i diritti delle persone trans legata alle discriminazioni subite negli anni, l’assessora Donazzan è tornata alla carica definendo Bianco “un uomo vestito da donna: cos’è se non questo?”. “È sconvolgente - ha detto - che il movimento Lgbtq+ usi la morte tragica di una persona per fare una polemica politica. Credo che chi ha lasciato solo il professor Bianco sia proprio il movimento Lgbtq+ che a sette anni di distanza cerca di trovare la visibilità e attribuire una responsabilità senza farsi una domanda sul modo del suo coming out”.

Una posizione che in Veneto ha portato la rete degli studenti, già scesi in piazza in segno di protesta venerdì 17 giugno, a chiedere le dimissioni dell’assessora. Richiesta a cui si associano ora le associazioni trentine: “Pretendiamo che la Giunta trentina prenda le distanze da quella veneta”, affermano. “Il ddl presentato da FdI e fortemente voluto dall’associazione Provita, in nome della fantomatica e antiscientifica teoria gender, vuole minare l’autonomia scolastica - afferma Claudia Merighi, presidente dei Laici trentini per i diritti civili -. Questo ci dice forte e chiaro da che parte sta il governo provinciale. Non lasceremo che ci trascinino nel Medioevo”.

“Lasciamo che i nostri bambini crescano liberi, curiosi e aperti, ma diamo anche loro dei punti di riferimento solidi senza gettarli in un relativismo assoluto e disorientante durante quell’importante processo di conoscenza di sé stessi che è l’adolescenza - replica Cia -. Non possiamo occuparci di giovani senza definire con chiarezza la nostra posizione su questi indottrinamenti liberal. Il ‘tutto è possibile’ è una bugia. Senza limiti muore il significato. Senza tabù, non c’è principio”.

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