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In trappola

M89, l'orsetto salvato dall'uomo che vuole tornare libero ma non può

L'Ente nazionale protezione animali (Enpa) ha inviato una diffida al presidente della Provincia Maurizio Fugatti

È un cucciolo. Lo scorso aprile era stato ritrovato in un canalone in val D’Algone. Aveva perso la madre. È stato preso in carico, curato, sfamato e salvato evitando sempre l’imprinting con l’essere umano, proprio nella speranza che un giorno potesse tornare a casa, fra i boschi, dove era nato. Ma non può. La sua unica colpa è quella di essere vissuto nel momento storico e politico peggiore. Il presidente del centro faunistico del Parco naturale Adamello Brenta lo ha definito un "piccolo miracolo”. Tuttavia la Provincia di Trento, che dovrebbe prendere la decisione finale, non ha deciso.

La diffida dell’ Enpa

In tutto questo l'Ente nazionale protezione animali (Enpa) ha inviato una diffida al presidente della Provincia Maurizio Fugatti, chiedendo il reinserimento del cucciolo, che oggi si trova in cattività in una struttura di Spormaggiore. "M89, separato prematuramente dalla madre, deve seguire un percorso etologico che compensi l'assenza della figura materna e che gli permetta di essere autosufficiente, tenendosi a debita distanza dall'uomo. Tuttavia è necessario che tale percorso inizi nel più breve tempo possibile, secondo i consigli degli esperti da noi indicati: perdere tempo significherebbe condannare all'ergastolo il povero orso M89. Una condanna immotivata e contraria a tutte le norme nazionali e internazionali", scrive l’associazione.

Sempre l’Enpa lo scorso agosto aveva inviato a Fugatti e al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, una proposta finalizzata al reinserimento del cucciolo in natura. La richiesta non ha ancora ricevuto riposta. Ora M89 rischia quindi di essere condannato ad un’intera esistenza in cattività dopo essersi miracolosamente salvato da morte quasi certa. Tutto questo nonostante, durante il percorso di riabilitazione, gli esperti e i custodi che se ne sono presi cura abbiano rigidamente evitato un eccessivo “imprinting” da parte dell’uomo e lo abbiano preparato a tornare nel verde delle vallate dove dovrebbe sempre stare un orso.

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