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"La vita notturna sia una risorsa e non un problema"

I progetti della sindaca della notte, Giulia Casonato: "È possibile riqualificare alcune zone critiche grazie alla voglia di socialità"

La qualifica formale è "Consigliera con delega in materia di costruzione di una vivibilità urbana e di una socialità notturna consapevoli e vivaci in città", come riportato dal sito del Comune di Trento. La semplificazione, "sindaca della notte". Quella di Giulia Casonato, 24 anni, è una figura istituzionale che a Trento rappresenta ancora un unicum in Italia, ma non in Europa. Ci sono esempi in altre grandi capitali europee: Amsterdam e Berlino solo per citarne due.

Ma come nasce questa esigenza in una città comunque relativamente piccola e non certo famosa per la sua vita notturna? "Il primo step per parlare di socialità notturna - esordisce la Casonato - è quello di riconoscere che parliamo di un’esigenza importante, che va sostenuta e che non è problematica di per sé. Certo, può diventarlo se si sviluppa in un contesto inadatto, ed è per questo che è stata istituita questa figura: per supportare il fenomeno con degli strumenti nuovi". Dunque, spostare l’obiettivo dall’ordine pubblico (che ovviamente va rispettato) alla necessità di socialità, attraverso l’identificazione di luoghi ad hoc e la mediazione con i cittadini: "Trento non è Amsterdam (esempio virtuoso in questo ambito e prima città ad aver introdotto questa figura ndr), ma questo non significa che non possiamo copiare delle buone pratiche" aggiunge.

Sul fronte della convivenza più o meno pacifica, recentemente il Comune è però dovuto correre ai ripari con un’ordinanza che limita il consumo di bevande nella zona di Santa Maria Maddalena: "Ci scontriamo con una città che non è mai stata programmata per l’intrattenimento notturno. Certo, quella zona non è adatta ad ospitare il numero di persone che spesso ci si riversavano. Ed è giusto rispettare il diritto al riposo e al silenzio dei cittadini". E allora, da dove si comincia? "Accanto a questo lavoro più restrittivo va fatto un lavoro propositivo: ad esempio cercare altre zone di ritrovo" sottolinea la consigliera.

Da qui nasce il passaggio più importante, e cioè l’idea di sfruttare la socialità notturna anche per riqualificare alcuni punti critici della città: "Si sta facendo una riflessione in particolare sul parco delle Albere (al momento è attivo un bando per la gestione di due casette per fare il vin brulé durante il periodo natalizio) e su piazza Dante. Vedremo come andrà il Natale per poi programmare la primavera e l’estate". Proprio piazza Dante, con il parco adiacente alla stazione, è da sempre uno dei punti critici della città, spesso luogo di spaccio e degrado. "La sfida è quella di immaginare piazza Dante all’interno di un percorso partecipativo che metta insieme i residenti, i lavoratori, i commercianti e gli studenti. Se noi riusciamo ad incanalare nei luoghi giusti questa forte esigenza di socialità, questo genererà altro valore aggiunto: aumenterebbe la percezione di sicurezza e renderebbe il luogo vivibile e rigenerato".

E allora è qui che, secondo la sindaca della notte, va fatto lo scatto di mentalità: oltre al tema degli spazi e dei luoghi, serve capire che - come ribadisce la Casonato - "la notte è un’esigenza, e non un problema. Questo sarebbe il primo cambio culturale per una città". Una svolta fondamentale anche per legittimare le scelte politiche che poi si faranno in materia: proprio per questo sono stati attivati dei progetti di ricerca, che coinvolgono studenti universitari e sociologi, pensati per "quantificare" l’impatto della vita notturna, e lavorare sulla narrazione del fenomeno. Obiettivo, passare da problema a risorsa: il mandato della sindaca della notte è appena cominciato.

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