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Martedì, 19 Marzo 2024
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Covid: nuovi sintomi, picco dell'ondata e stop all'isolamento

È arrivato il momento di trattare Covid come influenza? Il parere degli esperti

Un'impennata del 56 per cento dei casi positivi al covid è stata registrata nell'ultima settimana. Aumentano dell'8 per cento i ricoveri di pazienti Covid nei reparti ordinari, del 7 per cento nelle terapie intensive. Ma non c'è alcun allarme. Secondo quanto emerge dagli studi più recenti, Omicron BA5 presenta un tasso di contagiosità decisamente più elevato rispetto alle varianti passate, ma nella stragrande maggioranza dei casi non causa sintomi gravi. Per ora quindi, la situazione è sotto controllo: il problema vero si porrà se si dovesse incontrare una variante non solo così contagiosa, ma anche più virulenta. Non è quello che sta succedendo. Come riporta Today, anche i sintomi sono diversi rispetto a quelli che venivano identificati in passato. Secondo gli esperti, i contagi da Omicron BA.5, infatti, si manifestano molte volte come un "banale" raffreddore. Più raramente si segnalano perdita di gusto e d’olfatto, tipiche delle prime varianti del virus Sars-CoV-2.

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Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, ha confermato ieri in più interventi che "i sintomi delle infezioni causate dalla variante Omicron BA.5 sembrano essere più lievi". I primi dati, aggiunge, "indicano che questa sottovariante tende a replicarsi nelle prime via aeree. I sintomi sembrano quindi essere molto simili a quelli di un raffreddore". Tradotto, naso che cola e qualche giorno di febbre. Santé Publique France ha pubblicato un rapporto, il mese scorso, in cui ha confrontato i sintomi osservati nei primi casi di Omicron, la variante BA.1 che si è diffusa a cavallo del 2021 e del 2022, in Francia con i nuovi casi di BA.4 e BA.5 attualmente in circolazione. Emerge che sembrerebbero quasi gli stessi, ma sono stati segnalati più spesso problemi di affaticamento, tosse, febbre e mal di gola. Sintomi che si risolvono in media in quattro giorni. In Italia il 7 giugno scorso la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 100%, con la sottovariante BA.2 predominante e con aumento di casi riconducibili alle sottovarianti BA.4 e BA.5 (che sale al 23,15%) della stessa Omicron. Dopo due settimane, realisticamente, la diffusione della variante BA.5 sarà ormai, a oggi, ben superiore rispetto a quel dato.

Il virologo Pregliasco sostiene che "siamo nel mezzo della nuova ondata di Covid e il picco sarà a fine luglio. Con Omicron 5 non basta aver fatto tre dosi di vaccino e aver avuto il Covid". Siamo di fronte a "un fisiologico rialzo, a questo si aggiungono due varianti che hanno una maggiore diffusività. Avremo andamenti ondulanti. Ci aspettiamo ancora una risalita dei casi in inverno – ha aggiunto – ma dobbiamo prevedere un rialzo anche questa estate sperando che si possa gestire questa situazione molto meglio rispetto al passato". Situazione che, se gestita in maniera intelligente, potrebbe portare presto allo stop dell'isolamento obbligatorio in casa per i positivi al Covid. Gianni Rezza, direttore del dipartimento prevenzione al Ministero della Salute, molto ascoltato dal ministro Speranza, ha chiarito, pur senza ipotizzare date, che "si andrà verso una politica di responsabilizzazione rispetto al virus. Prima di tutto superando l'obbligo di isolamento dei contagiati". Magari partendo dagli asintomatici. Apertura che è piaciuta molto al sottosegretario Andrea  Costa e all'infettivologo Matteo Bassetti.

Omicron BA.5 è molto più contagiosa ma non più grave delle sue sorelle precedenti. La sottovariante Omicron BA.5 "rimane una 'sorvegliata speciale'". Lo evidenzia in una nota l'Inmi Spallanzani di Roma, ritornando sulla visita che l'Organizzazione mondiale della sanità ha fatto in Istituto nazionale malattie infettive alcuni giorni fa. "Nell'incontro tenutosi allo Spallanzani tra la direzione dell'Istituto e la rappresentanza Oms è stato fatto il punto sulla circolazione delle varianti Omicron nel mondo. È emerso come, in molti Paesi, si stia osservando un significativo incremento della sottovariante BA.5, che sta rapidamente sostituendo la precedente BA.2. Paesi come il Sud Africa hanno per primi sperimentato l'ondata da BA.5, al momento già in discesa, con un forte aumento dei contagi, ma un limitato impatto sulle ospedalizzazioni", sottolinea lo Spallanzani.

"È stato comunque osservato che il Sud Africa, come già verificatosi con BA.1 e BA.2, potrebbe non fornire dati totalmente rappresentativi della realtà europea, visto il differente contesto dell'immunità naturale e vaccinale della popolazione - continua la nota - Sempre nel corso della riunione con Oms, è stata sottolineata invece la maggiore importanza, in chiave di previsione dello scenario italiano, dei dati che arrivano dal Portogallo, Paese con una situazione epidemiologica più simile a quella dell'Italia, in cui sembra già di vedere una tendenza al plateau di BA.5". Per questo dagli specialisti dell'Inmi arriva un messaggio: "Non vi sono al momento avvisaglie di una maggiore gravità clinica delle nuove varianti BA.4 e BA.5, anche tenendo conto che la differenza genetica rispetto a BA.2 è di poche mutazioni chiave - rimarcano gli esperti - Va comunque detto che, come già osservato con BA.1 e BA.2, un aumento dei casi legato alla maggiore trasmissibilità e al maggiore escape immunitario delle nuove varianti potrebbe tradursi in un limitato e transitorio aumento di ospedalizzazioni".

Covid come influenza? Il parere degli esperti

Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), sostiene che Omicron 5 "clinicamente è già un'influenza, magari con un febbrone, ma certamente non stagionale, visto che sono 9 mesi che sta circolando in maniera violenta considerati anche i decessi. Quindi possiamo parlare di 'influenza', ma con la dovuta cautela, Sars-CoV-2 non è andato in soffitta e la sottovariante Omicron BA.5 ci dimostra che qualche elemento di preoccupazione rimane. Non possiamo pensare che sia tutto finito". "Ci possiamo consolare con un impatto clinico della malattia che oggi non è terribile, ma dipende dalla scelta che si vuol fare da un punto di vista politico - sottolinea lo specialista - Siamo di fronte ad un virus che ancora non ha trovato una sua stabilizzazione, continua a mutare, quindi dobbiamo ancora stare molto attenti".

Omicron 5 è come un'influenza? "Fondamentalmente penso che sia così, in alcuni casi anche meno. Abbiamo forme di raffreddore rinforzato, naso che cola e mal di gola. In 3-4 giorni massimo in un vaccinato questa forma si risolve" dice Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando quanto affermato dall'infettivologo Giovanni Di Perri: "L'ultima variante non scende quasi mai nei polmoni, viene dal Portogallo dove sta passando senza danni". Secondo Bassetti, "siamo di fronte ad una forma simil influenzale, quindi molto contagiosa, ma se osserviamo i dati delle ospedalizzazioni nei Paesi dove BA.5 è già passata non si sono alzati, si è ricoverata pochissima gente". "Ci dobbiamo abituare a vedere situazioni come quella che stiamo vivendo oggi, ovvero l'aumento dei contagi, le avremo sempre - rimarca lo specialista - Dopo di che, è utile indicare ogni giorno in Italia chi è positivo ad un tampone? No. Creiamo solo insicurezza. Abbiamo le armi per affrontare questa infezione e dobbiamo guardare avanti".

"Covid ormai un'influenza? Non credo che i tempi siano ancora maturi per dirlo e per arrivare a una gestione ordinaria. Resto cauto vista la comparsa sulla scena di una nuova sottovariante, la Omicron 5, che potrebbe darci qualche problema". A dirlo all'Adnkronos Salute è Massimo Galli, già direttore del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. "Posso condividere con alcuni colleghi - spiega - la valutazione che la malattia sta diventando meno impattante sulle strutture sanitarie. Abbiamo una malattia meno patogena, ma questo non vuol necessariamente dire che il virus si è 'rabbonito'. Ci sono infatti anche tanti vaccinati e questo potrebbe rendere difficile al virus portare alla malattia grave". Per Galli, dunque, "abbiamo ancora bisogno di cautela, perché ogni volta che arriva una nuova variante diffusiva è evidente che ci sarà anche un numero importante di infezioni. E ogni volta che abbiamo tanti casi, per quanto la malattia abbia meno impatto, il rischio di vedere gli ospedali in difficoltà non può essere escluso. In ogni caso una percentuale, seppure piccola, si ammala in maniera più grave. E se i casi sono tanti, il numero assoluto delle persone che si ammala cresce".

La sottovariante Omicron 5 di Sars-CoV-2 "dà una patologia simil influenzale e come tale dobbiamo trattarla: nessun isolamento" nemmeno in caso di positività, "solo precauzioni per evitare la trasmissione" ribadisce Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, d'accordo con chi paragona a un'influenza mutanti come Omicron 5. "Se questa variante, com'è probabile, non verrà soppiantata da un'altra associata a diversa patologia, possiamo stare tranquilli", rassicura l'esperta.

"Covid-19 è Covid-19 e influenza è influenza. Non sono uguali - spiega l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento - Il carico di malattia e l'impatto sulle strutture sanitarie causato dall'ondata di Omicron lo scorso inverno è stato maggiore di quello causato da una stagione influenzale. In più non conosciamo ancora il carico dovuto al Long Covid. Quindi meglio non confondere le due patologie". Un altro elemento che l'esperto sottolinea è l'importanza, che permane, delle misure di contenimento: "L'influenza è una patologia importante che finalmente abbiamo tenuto sotto controllo grazie ad una maggiore copertura vaccinale e all'uso diffuso di mascherine. Perché mai dovremmo rinunciare a queste misure di controllo?", si chiede Lopalco.

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