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Lupo in Trentino, Scarian: "La Provincia non fa abbastanza"

Chiude il gruppo Facebook nato nel 2019 per informare i cittadini sul ritorno dell'animale in provincia

Dalle 00.00 di martedì 31 maggio il gruppo Facebook “Fiemme e Fassa il ritorno del lupo” non esisterà più. Dopo averlo creato il 4 aprile del 2019 e averlo tenuto attivo per tre anni, il suo amministratore Paolo Scarian ha deciso di chiuderlo. “Ho avuto dei problemi con gli allevatori – spiega a TrentoToday -. Ciò che auspico è che ora gli organi preposti della Provincia, le guardie forestali e i sindaci si adoperino per garantire un’informazione capillare sul territorio trentino senza incutere paure assurde e senza drammatizzare una convivenza che non può più essere evitata”.

Il gruppo era nato proprio con questo scopo: “Informare la gente di Fiemme e Fassa su tutto ciò che riguarda il ritorno del lupo nelle nostre valli, dando informazioni corrette e aggiornate”. Pur essendo privato, era arrivato a contare 1907 membri e centinaia di visualizzazioni ogni giorno, divenendo un punto di riferimento contro le fake news.

“Quando abbiamo iniziato, l’informazione da parte della Pat era molto carente o indirizzata solo a determinate categorie come gli allevatori”, ci spiega Scarian, che per anni ha collaborato con i dati raccolti personalmente al rapporto “Grandi carnivori” del servizio faunistico della Pat. Lo stesso servizio attaccato nel novembre 2017 dall’allora consigliere leghista all’opposizione Maurizio Fugatti (oggi presidente della Pat): uno degli esempi di come sul tema le fake news fossero frequenti. Il servizio spiegava (e spiega tutt'oggi) che l’animale è tornato in Trentino dopo circa 150 anni di assenza grazie all’incontro nel 2012 sui monti Lessini tra un lupo arrivato dalla Slovenia e una lupa proveniente dalle Alpi occidentali. Una spiegazione che per Fugatti era una “barzelletta”: “Questo è quello che andate in giro a raccontare agli allevatori invece di dirci come difenderci”.

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La situazione è migliorata da quando avete aperto il gruppo?
Le fake news in questi tre anni sono calate moltissimo, la gente ha iniziato a informarsi e a capire. Il problema, però, rimangono i politici. Se vogliamo un’informazione corretta dobbiamo partire dal basso, non possiamo aspettarci che dal palazzo escano notizie attendibili.

Si riferisce alla Giunta guidata da Fugatti?
Sicuramente l’attuale Giunta non ha aiutato, basti pensare che la prima cosa che ha fatto è stato eliminare la serata informativa che ogni anno si teneva al Muse sul rapporto Grandi carnivori. Si prevedeva poi di radiocollarare i lupi come avviene in Veneto, perché non basta sapere quanti sono ma anche dove sono e come si muovono, ma anche quel progetto è saltato.

Perché?
Ci sono categorie da proteggere e loro non vogliono mettersi contro, soprattutto ora che siamo in campagna elettorale per le provinciali del 2023.

Si riferisce agli allevatori?
Questo lo dice lei. Il problema però non è solo dei politici a livello provinciale.

Di chi altro?
In tutta la val di Fiemme l’unico che in questi anni ha contribuito a un’informazione corretta nei confronti dei propri cittadini è stato il sindaco di Cavalese Sergio Finato.

Chi si è informato attraverso il gruppo in questi tre anni?
Ne facevano parte i comuni cittadini così come gli allevatori, gli esperti nazionali e i membri dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), così come i cacciatori. Abbiamo sempre cercato di informare rimanendo neutrali il che significa non essere né a favore né contro il lupo. A un certo punto la gestione del gruppo era diventata quasi un lavoro. Ma a dare informazioni non dovrei essere io.

Come andrebbe gestito secondo lei il lupo in Trentino?
Secondo l’ultimo rapporto, il lupo in Trentino è in forte crescita (nel 2021 si contano 26 branchi a fronte dei 17 del 2020, ndr), soprattutto nell’area orientale (20 branchi su 26, ndr). Ormai la convivenza è obbligata.

Quanti lupi ci sono in Trentino?

Qualcosa però bisognerà pur fare perché i danni da lupo sono aumentati del 60 per cento dal 2020 al 2021.
Assistiamo a un’escalation delle predazioni in tutte le aree geografiche dove il lupo è presente. L'animale crea problemi agli allevatori, alla fauna, ma per gestirlo servono esperti: se si vuole intervenire bisogna farlo in maniera sistematica come in Francia, non con il bracconaggio che non fa che aumentarne la popolazione. Occorre rivedere tutti i piani di abbattimento e, visto che si tratta di un predatore naturale, bisognerà mettergli a disposizione prede naturali togliendole ai predatori artificiali che sono i cacciatori.

È qualcosa di cui si può occupare la Provincia?
Serve un tavolo a livello nazionale. Dopo tutto la gestione del lupo è regolata dalla convenzione internazionale di Berna del 1979 di cui l’Italia è stata promotrice. Ma soprattutto occorre cambiare mentalità e comprendere che il lupo (così come l’orso) è parte integrante di quella biodiversità di cui sulla carta il Trentino si vanta.

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