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In Trentino i camion vela sull'aborto farmacologico, la campagna di Uaar

A battersi in Trentino Alto-Adige c'è Alessandro Giacomini, responsabile Uaar della zona: «Sarà un paradosso ma le Dolomiti sono più protette delle donne che vivono in quelle valli, le dolomiti sono certificate dall’unesco come patrimonio dell’umanità, le donne delle limitrofe vallate, quando si tratta di abortire nel rispetto della legge 194, non lo sono per nulla»

Dal 10 aprile, vicino all’ospedale pubblico di Tione e successivamente all’ospedale di Cles, con un camion vela sarà presente, a carattere cubitali, la campagna pubblicitaria dell’Unione degli Atei e degli Agnostici  incentrata sull’aborto e in particolare sulla Ru486. Testimonial di questa campagna è Alice Merlo, una giovane donna che nei mesi scorsi ha raccontato la propria esperienza denunciando che «i maggiori problemi legati all’interruzione volontaria di gravidanza sono le dinamiche colpevolizzanti, la riprovazione sociale per aver fatto quella scelta, l’imposizione del senso di colpa e del dolore». 

A battersi per la causa in Trentino Alto-Adige c'è Alessandro Giacomini, responsabile Uaar ((Unione atei agnostici e razionalisti) della zona. «Sarà un paradosso ma le Dolomiti sono più protette delle donne che vivono in quelle valli, le dolomiti sono certificate dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, le donne delle limitrofe vallate, quando si tratta di abortire nel rispetto della legge 194, non lo sono per nulla» spiega Giacomini in una nota che annuncia l'arrivo dei camion-vela informativi.

«Lo abbiamo voluto fare» spiega Giacomini «in un luogo simbolo come l’ospedale pubblico di Tione e quello di Cles perché proprio in questi presidi ospedalieri c’è chi gioca a fare Dio con la vita delle Donne, tutti i medici ginecologi sono obiettori di coscienza sulla pratica legale dell'interruzione volontaria di gravidanza, suddette strutture pubbliche hanno svuotato la legge 194 e con essa il diritto di abortire, magari per una violenza subita. 
Il personale medico ha l’obbligo di essere predisposto all’interruzione volontaria di gravidanza, proprio perchè sono dipendenti pubblici, esercitano in una struttura pubblica, in una regione cosiddetta laica e retribuiti con i soldi di tutti i contribuenti Trentini». 

Nel rapporto sull'Ivg (Interruzione volontaria di gravidanza) del 2019, un documento reperibile online, riporta una fotografia "in numeri" sul tema a livello provinciale. «Le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) registrate presso gli istituti di cura della provincia di Trento nel 2019 sono state 626, con un decremento dell’1,6% rispetto al 2018» si legge nel documento; «43 di queste (6,9%) sono relative ad aborti terapeutici, indotti da una diagnosi prenatale di malformazione congenita del feto o da patologia materna. La quota degli aborti terapeutici è cresciuta nel tempo: dal 2,5% nel 2012 all’8,1% nel 2017; nel 2018 si è registrata una diminuzione (6,1% di ITG sul totale complessivo di IVG). Il numero reale di IVG in donne residenti in provincia di Trento è inferiore a quello effettivamente rilevato presso gli istituti di cura provinciali, considerando che il Trentino importa più casi di IVG di quanti ne esporti. I casi importati nel 2019 sono 66 che rappresentano il 10,5% del totale. La quota di casi “importati” decresce nel tempo: dal 22% nel 2012 al 14,9% nel 2018, fino al 10,5% nel 2019. I casi di IVG di donne residenti in Trentino che sono stati “esportati” (cioè effettuati fuori Provincia) sono invece 50. Per poter calcolare i pertinenti indicatori epidemiologici sulla popolazione residente, le 66 IVG di donne residenti fuori Provincia vanno tolte dal totale dei casi, mentre le 50 IVG effettuate fuori Provincia da parte di donne residenti, vanno aggiunte. Si ottiene, dunque, che le donne residenti in Trentino hanno effettuato, nel 2019, 610 IVG in strutture ospedaliere provinciali o extra-provinciali».

Giacomini, insieme agli altri sostenitori di questa campagna, in pieno contrasto con quella dei pro-vita che aveva fortemente indignato parte della popolazione, portano avanti il loro messaggio in tutta Italia, adesso anche in Trentino. «Attendiamo una forte presa di posizione dall'assessora alla sanità Stefania Segnana , per risolvere quanto prima questo diritto negato, perchè nessun organo della provincia di Trento può incidere in maniera pregiudizievole e comprimere i diritti assoluti, ma soprattutto bisogna interrompere questa guerra di misogina , perché la decisione di avere un figlio è personale e libera, ogni donna deve poter scegliere liberamente se e quando diventare madre. Continueremo a ribadire l’importanza di una legge, la 194 del 1978, senza la quale ripiomberemmo nel dramma, quello sì, sempre tale, dell’aborto clandestino».

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