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Assalti ai supermercati per le scorte: perché non hanno senso

Patuanelli: "Non ci saranno problemi di approvvigionamento"

Diverse le segnalazioni, da nord a sud, di casi di cittadini in fila nei supermercati e ai distributori per fare scorta di viveri o carburanti. Una scena già vista durante i primi istanti della pandemia. Ancora una volta c'è stata la corsa ai negozi alimentari per fare scorta di prodotti alimentari come pasta e farina. Scaffali vuoti e file di carrelli fuori dai supermercati. Come riporta Today, tra i prodotti più difficili da trovare rispetto al passato c'è il pellet, necessario per alimentare stufe e caldaie (una parte di questo arriva dai Paesi dell'est).

Gli assalti ai supermercati per le scorte

Situazione simile per l'olio di semi. Anche in questo caso, l'Ucraina è uno dei maggiori fornitori per l'olio di semi di girasole che troviamo nei nostri negozi di alimentari. Molte catene di supermercati hanno imposto un limite per l'acquisto di questo prodotto, fissando un tetto di due bottiglie a persona. Per evitare speculazioni e garantire a tutti la possibilità di provvedere alla spesa, alcuni rivenditori hanno invitato a non comprare troppa pasta, olio e farina. Nulla di strano, nessuna preoccupazione, anzi: si può vivere più che dignitosamente anche senza avere 20 kg di rigatoni o dieci sacchi di farina in dispensa, no? E invece c'è chi - incurante degli appelli - ha riempito carrelli interi di questi prodotti, oltrepassando di gran lunga il limite di acquisto indicato. È scattata una sorta di psicosi, insensata e deleteria.

Il ministro: immotivati gli assalti ai supermercati 

Il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli ha cercato di tranquillizzare tutti: "Sono assalti immotivati, non ci saranno problemi di approvvigionamento". "Effettivamente ci sono materie prime di cui noi ci approvvigioniamo da alcuni Paesi in conflitto o molto vicini al conflitto - ha spiegato Patuanelli a Radio24 - e che hanno fatto scelte commerciali piuttosto discutibili come l'Ungheria, e però abbiamo anche una forza produttiva che ci consente di dire che problemi ai supermercati non ci saranno, e dobbiamo anche dare un messaggio di speranza e tranquillità ai cittadini perché in questo momento non ci sono motivi per fare l'assalto agli scaffali del supermercato".

"Nel settore di mia competenza i dazi non vanno introdotti - ha chiarito Patuanelli -, credo non sia il momento di parlarne, perché se i dazi li proponi poi devi essere anche pronto a subirli da altri Paesi. Noi stiamo contrastando la posizione dell'Ungheria rispetto al blocco delle esportazioni perché in qualche modo mette in crisi il mercato comune europeo. Se poi ci riferiamo ai dazi rispetto alla Russia o al blocco delle esportazioni o all'embargo sulla Russia, ovviamente è tutta un'altra questione".

Grano e mais sfondano il record storico

Le quotazioni di grano tenero e mais, che segnano rispettivamente +17% e +23% rispetto alla scorsa settimana, sfondano per la prima volta nella storia italiana quota 400 euro a tonnellata. A comunicarlo sono i Consorzi agrari d’Italia (Cai) basandosi sulla rilevazione settimanale della borsa merci di Bologna, punto di riferimento in Italia per le contrattazioni fisiche dei prodotti agricoli.

In particolare, il grano tenero sale in una settimana di 60 euro a tonnellata fermandosi tra 402 e 411 euro a tonnellata, con punte di 435 euro per il frumento più proteico. Il mais, invece, tocca quota 405 euro a tonnellata con un rialzo di 75 euro rispetto all’ultima quotazione della scorsa settimana.

Il grano duro resta fermo tra 510 e 515 euro a tonnellata, stabile ormai da qualche settimana, l’orzo registra un +25% toccando 384 euro a tonnellata di quotazione, mentre il sorgo (+23%) passa da 308 a 378 euro a tonnellata. Leggero rialzo anche per la soia (+4,5%) a quota 688 euro a tonnellata.

Rispetto alle rilevazioni del 17 febbraio, ultima settimana prima dell’inizio della guerra in Ucraina, il grano tenero ha subito una impennata del 31,4%, il mais del 41%, sorgo e orzo del 38%, la soia del 9,5%.

Una situazione che sta mettendo in ginocchio il Paese. L’Italia importa infatti il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, il 47% di mais e il 73% della soia, fondamentali soprattutto per l’alimentazione animale.

Fonte: Today

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