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Lo studio, Ghiacciai permanenti: "la crisi di un habitat, e della sua biodiversità, che non possiamo più ignorare"

Gobbi (Muse): «Sui ghiacciai c’è vita! Sono molteplici gli organismi adattati a vivere in condizioni ambientali estreme, abbiamo però una conoscenza ancora troppo frammentaria»

Undici scienziati italiani, coordinati da Mauro Gobbi del Muse (Museo delle Scienze di Trento) e Marco Caccianiga dell’Università degli Studi di Milano, a fine aprile hanno lanciato un appello sulla nota rivista internazionale Biodiversity and Conservation. L'intento era quello di richiamare l’attenzione dell’Unione Europea, degli enti locali deputati alla conservazione della natura e di tutti sulla perdita di biodiversità degli ambienti glaciali. «Sui ghiacciai c’è vita! Sono molteplici gli organismi adattati a vivere in condizioni ambientali estreme, abbiamo però una conoscenza ancora troppo frammentaria» introduce Gobbi, primo autore dell’articolo, «ma quando i ghiacciai non ci saranno più cosa avremo perso dal punto di vista biologico, e con che conseguenze?».

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La Direttiva Habitat, che è lo strumento adottato dall’Unione Europea per preservare e monitorare la biodiversità nel territorio degli Stati membri, include i ghiacciai tra gli habitat protetti indicandoli come «Ghiacciai Permanenti – Codice 8340». Come spiegano gli esperti in una nota, dei 123 siti di importanza comunitaria che al loro interno possiedono ghiacciai, il 50% si trova in Italia. Nonostante siano molteplici gli studi che i glaciologi stanno svolgendo sui ghiacciai di tutto il mondo ad oggi rimangono poco considerati gli aspetti relativi la biodiversità che essi ospitano. I ghiacciai da moltissimo tempo stimolano il desiderio di avventura, di scoperta e di sfida con sé stessi di alpinisti ed esploratori. Nella percezione comune, sono elementi che caratterizzano il paesaggio d’alta quota delle Alpi, ma sono anche l’esempio più chiaro e emotivamente impattante degli effetti del riscaldamento globale.

Sulla base di questa premesse e su quella che è a tutti gli effetti una emergenza ecologica, ovvero il ritiro dei ghiacciai, Gobbi Caccianiga hanno coordinato, con la collaborazione di altri nove scienziati italiani, la stesura di un appello rivolto alla comunità scientifica e a quella politica. L'appello, dal titolo “Vanishing permanent glaciers: Climate change is threatening a European Union habitat (Code 8340) and its poorly known biodiversity” è stato accettato e pubblicato, il 28 aprile, dalla prestigiosa rivista scientifica.

«La letteratura scientifica recente, nella maggior parte dei casi basata su studi condotti proprio sulle Alpi italiane, sta evidenziando come i ghiacciai, diversamente dalla percezione comune, sono un habitat che ospita una grande varietà di organismi, tra cui microorganismi, piante, invertebrati e vertebrati» fa presente Gobbi. «La maggior parte di questi organismi è specializzata a vivere sui ghiacciai e la loro sopravvivenza dipende dalla permanenza del ghiaccio. Ogni ghiacciaio ospita organismi differenti, molte specie sono endemiche, quindi esclusive, e ciascuna specie ha un ruolo chiave nel mantenere l’habitat glaciale, e quelli circostanti, in equilibrio».

La conoscenza della biodiversità che vive sui ghiacciai è però ancora limitata, c’è alta probabilità di presenza di specie nuove per la scienza così come si iniziano ad avere evidenze di estinzioni a scala locale di alcune specie di insetti. Quello che preoccupa gli scienziati è che senza un'accurata conoscenza della biodiversità glaciale e il suo monitoraggio nel tempo, non potremo capire gli effetti negativi che avrà la scomparsa dei ghiacciai sul funzionamento degli ecosistemi e quindi anche sul nostro stile di vita. Inoltre, ci sono alcuni ghiacciai che non rientrano in aree protette quindi non sono soggetti a forme di tutela. Ecco quindi che l’appello che gli undici scienziati, firmatari dell’articolo, rivolgono all’Unione Europea, così come agli enti locali deputati alla conservazione della natura, è di avviare con urgenza un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali. «Questo» concludono i firmatari dell’appello «permetterà di avere strumenti volti a pianificare azioni di tutela e valorizzazione di quello che è un habitat, purtroppo, non rimpiazzabile».

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