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Anansi preferisce il blues

Il video girato da Matteo Scotton sulle note del secondo singolo dell'album di Anansi è un inno alla semplicità della musica, alla spontaneità che permette al musicista di creare qualcosa di sempre nuovo, lontano dalle gabbie dei clichè e dall'"oro che luccica" delle mode spacciate come stile

"Amo la musica e la musica è quaggiù" così canta Anansi nel suo ultimo singolo "Preferisco il blues", brano tutto dedicato al rifiuto delle etichette e dei clichè, al rifiuto dell'"oro che luccica" promesso dalle case discografiche ma non solo. A tutto questo si contrappone quel "quaggiù", un luogo dove la musica è libera di esprimersi senza vincoli, fuori dalle gabbie anguste dell'"underground" e del "mainstream". "Quaggiù" sono i piccoli locali dove suonano i gruppi indipendenti, dove il pubblico ascolta senza farsi troppe domande sul genere e sullo stile, e dove non si guarda come sei vestito ma come suoni. Posti dove le orecchie sono più attente degli occhi nel captare le intenzioni di un artista, posti come l'Angolo dei 33, il pub della Vela dove il regista Matteo Scotton ha girato il video che accompagna l'uscita del brano e che potete vedere qui sotto. 

"La mia è una critica al bisogno di etichettare sempre tutto e tutti, un modo di fare che è proprio sia delle case discografiche che del pubblico, io invece scrivo canzoni" ci spiega Anansi mentre sullo schermo passano le immagini di lui, solitario nel pub, che prepara gli strumenti per un concerto in cui pubblico e band compaiono solamente alla fine: "inizialmente pensavamo di fare una specie di festa con la band, poi abbiamo deciso di tenere la scena del concerto verso la fine del video: un po' per mostrare ciò che avviene prima dello show, ciò che la gente non vede, e un po' per trasmettere un messaggio di semplicità...il musicista che si arrangia, che cerca di realizzare e di realizzarsi"

Nel video trasporti tutto da solo, prepari gli strumenti sul palco, però ti prendi anche il tempo per sorseggiare una buona birra ed ascoltare un disco, ovviamente 33 giri...è questa l'atmosfera che serve per fare buona musica?

"Non ci avevo mai pensato ma direi di sì, il settore discografico è pieno di "business e stress", è un mondo caotico, pieno di approfittatori ed arrivisti. Tralaltro la musica che va per la maggiore negli ultimi anni utilizza un linguaggio violento, credo che siamo in una fase in cui la musica è a tutti i costi ostentata più che fatta ascoltare"

Come si è arrivati ad una fase di questo tipo?

"Secondo me è perchè fa comodo sia all'establishment sia alla gente ragionare per stereotipi, è apparentemente molto più facile distribuire le cose già inserite in categorie piuttosto che formare un proprio spirito critico"

E come mai hai scelto proprio il blues per simboleggiare il contrario di tutto questo?

"Il blues è il genere che sta all'origine di un po' tutti i generi attuali: rock, reggae, ska, hip-hop, quindi il blues indica un ritorno alle radici, è la via del ritorno alla semplicità e alla genuinità della musica."

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