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Trasporto pubblico, ecco perché a Bolzano funziona meglio che a Trento

A Trento la media per le 2000 corse giornaliere dei bus è di 20 utenti anche se i mezzi sono strapieni nelle ore di punta. Il trasporto pubblico pesa sul bilancio della Pat per il 4% del totale. Sono quindi gli investimenti la questione fondamentale

Trasporto pubblico e ecologia. Una radiografia della questione è stata tracciata dal dirigente del Servizio trasporti pubblici della Pat, Roberto Andreatta che in Commissione Europa ha messo in evidenza anche alcuni elementi critici. Il peso ambientale del trasporto pubblico è particolarmente forte in città: a Trento i mezzi pubblici producono 7 milioni di chili anidride carbonica all'anno, contro, ad esempio, i 700 mila chili della Val di Fiemme. Il fatto poi che gli investimenti nella tecnologia dei mezzi siano inferiori rispetto alla Sasa di Bolzano - che gestisce il trasporto nel capoluogo, Merano e Laives - pesa anche sul costo della spesa per il carburante. La società altoatesina spende all'anno 2 milioni e 600 mila euro per riempire i serbatoi dei bus, a Trento se ne spendono 2 milioni e 700 mila euro ma da noi i chilometri coperti sono 5 milioni e mezzo a fronte di quasi sette milioni di Sasa. Il perché di questa differenza, ha detto il dirigente, sta nel fatto che a Bolzano il 50% della flotta di autobus va a metano mentre a Trento sono 28 su 130. 

Pochi mezzi a metano, il problema sta nella sede. 

Perché così pochi? Perché ci sono difficoltà di rifornimento. Il distributore è in via Innsbruck i mezzi in via Marconi. Una ditta specializzata preleva i mezzi, ogni notte, li porta nella sede di Trentino Trasporti in via Innsbruck e poi li riporta in via Marconi. Operazione che ha costi alti e la logica vorrebbe che la rimessa venisse trasferita in via Innsbruck. Non lo si fa perché questo comporterebbe un maggior costo per il Comune di circa 980 mila euro: ci sarebbero maggiori spese per il carburante, a causa della distanza, e maggiori costi del personale per il servizio navetta e la tempistica. Un fatto, questo, sottolineato da Andreatta per evidenziare come la questione finanziaria sia sempre più determinante per lo sviluppo del trasporto pubblico. 

I bus a idrogeno meglio impiegarli a Trento. 

Rispondendo ad una domanda di Bruno Firmani (IdV) sull'esperimento dei bus a idrogeno in Val di Fiemme, Andreatta ha detto che, al di là del valore per la promozione turistica e d'immagine, forse va rivista l'idea di fare di qualche valle un'eccellenza ambientale. Sette autobus ibridi in un territorio come la Val di Fiemme hanno un impatto ambientale minimo mentre sarebbe consistente a Trento. Quindi, razionalmente, una volta terminate la fase dei test, questi bus "verdi", che hanno comportato un costo alto, andrebbero impiegati nel fondovalle dove, dato il numero degli utenti, si potrebbe giustificare anche l'acquisto di mezzi a idrogeno con una maggiore capienza. 

Aumentare le tariffe non serve a molto. 

Il Comune di Trento dal settembre 2012 ha dovuto tagliare i servizi sulla rete urbana del 5% (i chilometri all'anno sono passati da 5 milioni e 700 mila a 5 milioni e 300 mila) e aumentare il biglietto del 20% e quindi oggi non sarebbe in grado di sopportare un maggior costo di quasi un milione di euro per il trasferimento della rimessa in via Innsbruck. Quindi, ha affermato il dirigente, se gli enti locali non avranno maggiori risorse (e sarà difficile), soluzioni, anche per contenere l' inquinamento, non se ne potranno avere. 

Un'alternativa c'è: aumentare la produttività del personale. 

Oppure l'alternativa è il contenimento dei costi, compreso quello del personale. Tema delicato, ha detto il dirigente Pat, che riguarda la contrattazione di secondo livello ma che, sempre nel confronto con Bolzano, pesa in modo particolare sul bilancio di Trentino Trasporti. Con il contratto di secondo livello dei dipendenti Sasa a Trento si potrebbe svolgere il servizio con 45 autisti in meno. Circa un milione e ottocento mila euro di risparmio all'anno. La storia della categoria in Trentino, ha ricordato Andreatta, ha portato alla creazione di istituti contrattuali che pesano e la Giunta sta ragionando per migliorare, a parità di stipendio, il grado di produttività che altrove è più elevato. Quindi, secondo la Giunta, il trasferimento in via Innsbruck si potrà fare a se muteranno le condizioni contrattuali. L'alternativa è quella che il Comune aumenti le tariffe. 

A Trento duemila corse al giorno con una media di 20 utenti. 

Strada, quest'ultima, difficile da percorrere: la copertura delle tariffe del costo del trasporto è del 22% a Trento (il 5 anni di è passati dal 20 al 22%) e del 13% nella rete extraurbana ma la massa critica da noi è poca cosa e quindi anche gli aumenti servono a poco. Basti pensare che a Trento la media per le 2000 corse giornaliere dei bus è di 20 utenti anche se i mezzi sono strapieni nelle ore di punta. Il trasporto pubblico pesa sul bilancio della Pat per il 4% del totale (la sanità, per fare un raffronto, è al 40%), percentuale simile a quella delle altre regioni. Quindi, ha affermato Andreatta, è la questione finanziaria, non quella normativa e della sussidiarietà con l'Europa, il tema di fondo del trasporto pubblico. 

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