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Cronaca

Tamponi irregolari: nei guai un infermiere e un macellaio

Le persone che avevano avuto l’inserimento dell’esito del tampone nel sistema informatico sanitario saranno interrogate dai carabinieri per verificare se fossero informati del tipo di dispositivo medico impiegato, considerato che di fatto sono stati frodati

Sequestrati novecento tamponi irregolari e denunciate tre persone dai militari della Compagnia Carabinieri di Bolzano e del Nas (Nucleo antisofisticazioni e sanità) di Trento,  a fine novembre. Il fatto è emerso durante un servizio voluto dal Comandante del Comando Carabinieri per la Tutela della salute di Roma sulla verifica del rispetto dell'obbligo vaccinale da parte degli operatori sanitari e sulla regolarità dell’effettuazione dei tamponi.

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Durante l'ispezione di un centro tamponi in Alto Adige, i carabinieri hanno accertato che un infermiere eseguiva il prelievo di campioni biologici dall’utenza, impiegando un tipo di tampone per la rilevazione del SARS-CoV-2 non compreso tra quelli riconosciuti dalla Commissione Europea per il rilascio delle certificazioni verdi “green-pass”. Come spiegato dagli investigatori, l’inserimento dei risultati dell’esame diagnostico in banca dati veniva eseguito da un collaboratore dell'infermiere, di professione macellaio, nel sistema informatico dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, indicando fraudolentemente il codice di un dispositivo medico diagnostico in vitro regolarmente approvato dall’Autorità europea per il rilascio della documentazione.

I due soggetti, l’infermiere 47enne romano e il macellaio 44enne bolzanino, sono stati quindi denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica di Bolzano ipotizzando a loro carico il reato di falso in atto pubblico continuato in concorso. Insieme a loro dovrà rispondere della segnalazione dei carabinieri anche il titolare della struttura dove venivano eseguiti i tamponi, un imprenditore 62enne della bassa atesina.

I militari dell’Arma hanno sottoposto a sequestro penale 906 tamponi ancora da utilizzare e un personal computer. Ora da quest’ultimo saranno estrapolati i nomi delle persone che avevano avuto l’inserimento dell’esito del tampone nel sistema informatico ASDAA/SABES che saranno interrogate dai carabinieri per verificare anche se gli utenti fossero informati del tipo di dispositivo medico impiegato, considerato che di fatto sono stati frodati, sebbene tale ipotesi di reato non si persegua d’ufficio ma a richiesta di chi si dovesse ritenere imbrogliato.

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