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Emergenza abitativa

Riparte la protesta delle tende: "Nessuna promessa è stata mantenuta"

Davanti a Sociologia presidio degli studenti contro il caro affitti e l'emergenza abitativa

Sono tornate le tende, o meglio la protesta delle tende, a Trento. Tutto come lo scorso maggio perché, oggettivamente, dallo scorso maggio non è cambiato nulla. È ciò che hanno detto gli studenti e le studentesse riunitisi oggi, martedì 26 settembre, in presidio davanti alla facoltà di Sociologia.

Il caro affitti, il costo della vita sempre più alto, la difficoltà di far fronte alle spese e, in mezzo, l’assenza strutturale di risposte da parte della politica. È questo ciò che ha portato alla protesta dell’Udu davanti a Sociologia che ha visto, oltre al ritorno delle tende, la presenza di numerosi studenti. Clima pacifico, non si vedevano forze dell’ordine schierate, e poi il sostegno dei sindacati presenti alla protesta degli studenti: è così che è iniziato il sit in.

Ed è qui che abbiamo incontrato due giovani rappresentanti della protesta, Giuseppe, 20 anni, proveniente dalla Campania e Agnese, 21, di Lecce. Anche loro a maggio erano nelle tende e oggi, più che mai, hanno deciso di scendere di nuovo in piazza.

Tende, proteste, confronti e difficoltà: che cosa è successo in piazza Dante lo scorso maggio

Trento, una città per studenti (?)

“L’esperienza delle tende di maggio nasceva sull’onda di quanto accaduto a Milano e Roma. Abbiamo deciso di aderire per essere ascoltati dallo Stato e dall’università. Noi vogliamo un futuro qui, vogliamo restare qui; ma come è possibile con dei prezzi così alti soprattutto dopo il post Covid?” spiega Giuseppe. Per Agnese l’esperienza delle tende dei mesi scorsi è stata impattante in positivo dal punto di vista umano, scoprendo una Trento invisibile (quella dei clochard che spesso condividevano del tempo con gli studenti) e una Trento forse un po’ inaspettata, fatta di persone solidali, di cibo offerto e di nonne che spiegavano ai nipoti che quegli studenti in tenda lottavano anche per loro.

Nel concreto c’era stato, dopo parecchie richieste, l’incontro con l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti. E nulla più. Perché dopo che l’audience della protesta aveva mollato la presa mediatica, anche la politica ha virato su altro, spiegano i ragazzi, e le promesse fatte sono rimaste solo promesse. E c’è chi, alla luce di tutto ciò, si chiede se Trento sia ancora una città per studenti.

Costi e disagi

Giuseppe e Agnese sono due storie diverse eppure sono anche due facce della stessa medaglia. Lui stava in una stanza singola, 400 al mese, prezzo poi lievitato fino quasi a raggiungere i 500 euro. Ora vive sempre in una stanza singola, costo mensile 460 euro. Cifre importanti tanto per un giovane che oltre a studiare sceglie di lavorare e di vivere in città e anche per chi deve contare sui propri genitori per far fronte alle spese.

Le tende, simbolo della protesta

Lei ha la fortuna di essere una borsista e quindi è passata da una doppia a 190 euro al mese a una singola a 220. Prezzi più contenuti, certo; ma anche per i borsisti la situazione è tutt'altro che rosea. Al di là dei numeri, la questione è tanto seria quanto semplice: gli appartamenti a disposizione sono pochi – il problema dell’emergenza abitativa non è nuovo in Trentino –, i prezzi sono proibitivi, anche chi ottiene borse di studio trova difficoltà nel reperire alloggi e nel mercato privato le cose non sono diverse.

In mezzo a tutto questo, gli studenti aspettano di nuovo risposte dal governo tanto nazionale quanto provinciale. E un cambiamento vero, concreto; di promesse, il “popolo delle tende” ne ha avute a sufficienza ed ha atteso invano mesi aspettando che quelle promesse diventassero realtà.

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