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Orso, continua il blitz animalisti: ecco dove

Gli attivisti hanno puntato al mondo dello sport, del calcio nello specifico, approfittando della partita tra Trento, e Virtus Verona di domenica, nella cittadina scaligera

Lo avevano annunciato e lo hanno dimostrato. Gli attivisti di Centopercentoanimalisti continuano a portare avanti "l'offensiva di primavera", contrastando le posizioni della politica provinciale trentina in tema di "gestione dei grandi carnivori", in seguito all'aggressione in Val di Rabbi del 5 marzo. Dopo lo striscione sul treno che da Verona porta a Trento di metà marzo, domenica 19 un altro manifesto è stato affisso. 

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Gli attivisti hanno puntato al mondo dello sport, del calcio nello specifico, approfittando della partita tra Trento, e Virtus Verona di domenica, nella cittadina scaligera. Militanti di Centopercentoanimalistic all’alba del 19 marzo, hanno affisso sui cancelli dello stadio Gavagnin - Nocini uno striscione in difesa degli orsi "uccisi e minacciati di morte in Trentino" e per i quali sono numerose le iniziative come sit-in e manifestazioni organizzati nelle ultime settimane. 

"Dopo il blitz della settimana scorsa a Sesto San Giovanni - spiegano gli animalisti -, con lo striscione abbiamo ribadito e chiesto alla società del Trento di prendere posizione, di dissociarsi dalle scelte crudeli della giunta provincia autonoma di Trento. Ricordiamo a tutti trentini e al loro presidente: gli Animali liberi non sono di loro proprietà, di cui possono disporre al proprio uso, ma sono patrimonio comune di tutti. E soprattutto sono creature viventi e senzienti, che hanno diritto di vivere  al sicuro. Allo stesso modo non è di loro proprietà nemmeno la montagna, patrimonio dell'umanità, dove hanno la fortuna (senza merito) di  abitare, e che è stata rovinata dagli speculatori di ogni tipo (turismo, edilizia, disboscamenti)". 

Dure parole sono state rivolte ai politici da parte degli attivisti che hanno concluso così il loro commento: "Pensiamo sarebbe da riconsiderare la famosa 'Autonomia' di cui il Trentino gode, ma di cui dimostra di non fare buon uso".

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