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Minori tolti alle famiglie: il Trentino è secondo in Italia

Intanto si annuncia un presidio davanti al Tribunale dei minori, mentre la consigliera Maffioletti è stata oggetto di una richiesta di parere legale del Comune per la sua presenza a colloqui tra genitori e assistenti sociali

Secondo il Centro nazionale di documentazione e analisi sull'infanzia e l'adolescenza, che ha realizzato un monitoraggio sui minori fuori famiglia nelle regioni e nelle province autonome (dati aggiornati a marzo 2011) il Trentino è il secondo territorio in Italia per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti minorenni che vengono affidati all'esterno della famiglia di orgine.

Il Centro è un organo di monitoraggio del ministero del lavoro e della politiche sociali, si tratta quindi di dati raccolti da una fonte autorevole. Certo, il numero assoluto è basso rispetto ad altre realtà con una popolazione decisamente più numerosa del Trentino (che conta grossomodo mezzo milione di abitanti in tutto), ma quello che viene considerato dagli analisti è il tasso espresso in percentuale su ogni mille residenti.
 
Ecco la situazione per i primi tre territori, cioè la Liguria (che ha le percentuali più alte), Trentino e Puglia.
 
Liguria: bambini e adolescenti in affidamento famigliare 633; bambini e adolescenti accolti nei servizi residenziali 522; totale 1.155; bambini e adolescenti di 0 a 17 anni fuori famiglia ogni mille residenti 5,2%.
 
Trentino: bambini e adolescenti in affidamento famigliare 98; bambini e adolescenti accolti nei servizi residenziali 270; totale 368; bambini e adolescenti di 0 a 17 anni fuori famiglia ogni mille residenti 3,9%.
 
Puglia: bambini e adolescenti in affidamento famigliare 1.409; bambini e adolescenti accolti nei servizi residenziali 1.400; totale 2.809;  bambini e adolescenti di 0 a 17 anni fuori famiglia ogni mille residenti 3,7%.
 
Va detto che la percentuale relativa al Trentino, il 3,9%, è in diminuzione se la si paragona con i dati degli ultimi 14 anni: nel 1998/99 venivano affidati a strutture protette o famiglie diverse da quella naturale il 4% dei minori di diciassette anni ogni mille residenti; il calo, quindi, è nell'ordine dello 0,1%.
 
Nel 2010 sono stati 506 i ragazzini affidati ai servizi sociali, di cui 319 sottoposti ad interventi di tutela da parte della magistratura (29 affidati ad altre famiglie e 78 a strutture residenziali). Ma secondo altri dati più recenti il numero sarebbe attorno alle 670 unità.
 
Quella dei servizi sociali è una questione molto delicata, che riguarda situazioni difficili, in primis per bambini e genitori, ma anche per gli addetti ai lavori, cioè gli assistenti sociali, i quali rappresentano le istituzioni nei procedimenti che passano poi al Tribunale dei minori. Sono infatti i giudici a stabilire in ultima battuta se una famiglia ha diritto o meno di potersi tenere i figli, dopo che i servizi sociali (attivati su segnalazione di medici, psicologi e anche privati cittadini) presentano una relazione.
 
Com'è noto, soprattutto nel corso del 2010, il Trentino balzò alle cronache nazionali perché il Tribunale decise di togliere alla madre la bimba appena nata: secondo i giudici il provvedimento era necessario perché con un'entrata di soli 500 euro al mese la madre non sarebbe stata in grado di provvedere alle necessità di entrambe.
 
Una vicenda che aveva suscitato polemiche, reazioni e l'intervento dell'assessore provinciale alla salute Ugo Rossi per placare gli animi. Quel fatto aveva scatenato anche diverse correnti di pensiero, tra cui quella portata avanti dal consigliere comunale Gabriella Maffioletti, che da allora è stata contattata da molti genitori cui erano stati tolti i figli dal Tribunale.
 
Si dirà: beh, se un giudice ha deciso così significa che quella famiglia non era adatta a crescere un bambino. Certo, ma è altrettanto vero che spesso le famiglie non hanno voce. Maffioletti ha ingaggiato un battaglia che (a torto o ragione non sta a noi giudicarlo) ha comunque riscosso interesse e seguito, tanto che dal prossimo primo febbraio verrà insidiato un presidio permanente davanti al Tribunale dei minori di Trento. Tutto è organizzato dall'associazione "Orfani con genitori in vita", che raccoglie i famigliari di bambini che non vivono più nella famiglia naturale.
 
Nel frattempo Gabriella Maffioletti ha tentato di porre alcune questioni all'agenda del consiglio comunale di Trento, convinta del fatto che "pur riconoscendo la professionalità dei servizi sociali in altri ambiti, diversi operatori del settore ed associazioni hanno sollevato il problema del ruolo eccessivo (e talvolta esclusivo) che le relazioni delle assistenti sociali hanno nell'ambito delle decisioni nei procedimenti minorili. In altre parole, l'accertamento dei fatti e delle problematiche minorili avviene in molti casi solamente attraverso le relazioni degli assistenti sociali".
 
Nel seguire uno dei casi che le sono stati segnalati, Maffioletti ha anche partecipato - su espressa delega dei genitori - ad alcuni colloqui con assistenti sociali. Un comportamento che deve aver destato qualche mal di pancia nei servizi comunali, visto che il 14 settembre 2011 il dirigente generale del Comune di Trento, Pietro Patton, ha incaricato un consulente legale, l'avvocato Paolo Stella Richter di Roma, per capire se la partecipazione della consigliera ai colloqui genitori-assistenti sociali non fosse inopportuna.
 
Scrive Patton: "Da qualche mese un consigliere comunale, su espressa richiesta di singoli utenti, accompagna gli stessi ai colloqui professionali fissati dalle assistenti sociali, qualificandosi come consigliere comunale, pretende di partecipare a tali colloqui in virtù del suo mandato elettivo nel quale, a suo dire, rientrerebbe il potere di controllare l'operato dei servizi sociali. Tale comportamento si è riproposto in situazioni delicate relative a problematiche familiari coinvolgenti soggetti minori. (...). E'del tutto evidente che una situazione di questo tipo costituisce una grave e pericolosa ingerenza per lo stesso funzionamento del Servizio e per l'equilibrato svolgimento dell'attività personale".
 
La risposta, del 5 ottobre 2011, dice in sostanza che non esiste una legge che possa proibire la partecipazione di Gabriella Maffioletti ai colloqui. Ma che se l'assistente sociale si rifiutasse, l'incontro sarebbe off limits per terze persone. Ecco il succo della questione: "Sebbene non abbia rintracciato norme giuridiche o deontologiche risolute sul punto, non ho difficoltà ad affermare che i criteri di evidente opportunità escludono una tale presenza lì dove l'assistente sociale sia contrario alla stessa (o dichiari anche solo di non gradirla o di non ritenerla necessaria, o semplicemente ove non l'abbia richiesta), in quanto in tal caso sarebbe una presenza potenzialmente idonea a turbare la serenità dell'operatore, e dunque la buona riuscita del colloquio".
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