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Cronaca

Fap Acli: troppi anziani esclusi dal diritto all'assegno di cura

Sono troppi secondo la Fap Acli gli anziani non autosufficienti esclusi dal diritto all’assegno di cura. Su 3500/4000 potenziali domande di persone aventi diritto, solo 1500/1600 risulterebbero accolte

Sono troppi secondo la Fap Acli gli anziani non autosufficienti esclusi dal diritto all’assegno di cura. Su 3500/4000 potenziali domande di persone aventi diritto (in base alla legge provinciale in materia), solo 1500/1600 risulterebbero accolte (anche se non ancora liquidate). E’ la denuncia della Federazione Provinciale degli Anziani e Pensionati delle Acli che ricorda come l’esclusione dal diritto all’assistenza famigliare riguardi oltre il 50% dei richiedenti. Questo per effetto dei parametri ICEF troppo restrittivi che hanno portato all’esclusione da un diritto all’assistenza di tante famiglie con redditi assai modesti. La FAP Acli esprime poi la propria indignazione per il fatto che tanti anziani fragili sono costretti a faticose trasferte anche in ambulanza per accedere alle visite mediche di controllo di valutazione dell’infermità che, in molti casi, avrebbero potuto svolgersi anche a domicilio.

Considerato inoltre che le risorse stanziate per l’assegno di cura per il 2012 ammontavano a 5 milioni di euro e per il corrente anno ammontano a 12 milioni, è da immaginare che le stesse resteranno in gran parte inutilizzate. Per questo motivo la FAP Acli propone una radicale modifica del regolamento attuativo della legge provinciale N° 15/12 auspicando, quindi, un sollecito e fondamentale ripensamento dei criteri applicativi, valorizzando le risorse già stanziate e non limitandosi alla mera rettifica dei parametri ICEF. Le proposte della FAP riguardano la sperimentazione e l’applicazione sul territorio di nuovi modelli e offerta di servizi graduati sui livelli di non autosufficienza, acquistabili attraverso l’assegno di cura (Buoni di Servizio già previsti dalla normativa) e, soprattutto, potenziando e qualificando la rete di servizi, garantendo continuità assistenziale, centralità della persona e della famiglia e delle sue esigenze.

L’assegno di cura per le persone non autosufficienti in possesso dell’indennità di accompagnamento, introdotto con la legge Prov.le n.15 del 2012, doveva, nelle intenzioni del legislatore, fornire un aiuto concreto alle famiglie che si prendevano cura, garantendo qualità e continuità assistenziale all’anziano fragile assistito al proprio domicilio, evitando o allontanando il più possibile la sua istituzionalizzazione. Per ottenere tale risultato, la legge, nei propri principi ispiratori, auspicava un nuovo modello di assistenza domiciliare con interventi integrati socio-sanitari e puntando soprattutto all’introduzione dei vaucer o Buoni di Servizio nell’ottica di nuovi percorsi di cura.

I Buoni di Servizio avrebbero consentito di ampliare e migliorare l’offerta di cura integrando e mettendo in rete i servizi alla Persona con benefici sia per l’anziano e la sua famiglia, sia sul fronte occupazionale e di nuove professionalità. Già in occasione dell’emanazione della delibera di Giunta Prov.le che avviava l’iter delle domande di assegno di cura, la FAP-Acli aveva espresso forti criticità sia per la fretta di far partire l’assegno senza aver prima organizzato la “rete di servizi” sul territorio, sia per la scelta univoca di indirizzare gli interventi solo sotto forma di erogazione monetaria. Alla scadenza del primo periodo di applicazione della legge 01/09/2012-31/01/2013 e dopo aver valutato numerosa casistica fornita dal  Patronato e CAF ACLI che ha seguito migliaia di domande e molte proteste di familiari esclusi dal diritto, Fap Acli si sente in dovere di esprimere forte preoccupazione tra la prassi restrittiva instaurata rispetto a tutta la normativa qualificante, invece introdotta dalla legge.

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