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Cronaca

Acli: "Le Comunità di valle non vanno abolite"

Lo ha detto il presidente Arrigo Dalfovo nel corso del suo intervento al venticinquesimo congresso provinciale. Sulla crisi e le "ricette" per affrontarla le Acli puntano su volontariato e azione sociale

Di fronte alla crisi dell’economia e della politica le Acli non lanciano anatemi all’esterno, ma scelgono la strada dell’autoriforma interna. Ripartire dall’azione sociale, dal volontariato e dall’associazionismo per creare nuovi servizi, nuove forme di rappresentanza della società e riformare la politica. Nella sua relazione Arrigo Dalfovo, presidente uscente del movimento, si è soffermato sul concetto del limite come punto di partenza per le riforme. È necessario, ha affermato Dalfovo, fermare questa corsa al consumismo sfrenato e all’illusione della crescita e rimettere i cittadini al centro delle scelte sui beni comuni. Le persone possono fare molto rispetto alla crisi mettendo in campo forme di solidarietà e mutuo aiuto, sviluppando comportamenti virtuosi riferiti al risparmio energetico e alla mobilità alternativa.

Durante il suo intervento in mattinata, Dalvofo è anche intervenuto sul referendum del 29 aprile: "Le Comunità di valle non vanno abolite", ha detto il presidente. Sul versante dell’autoriforma interna il movimento ha lanciato una serie di proposte che riguardano la tutela e la rappresentanza dei lavoratori precari rafforzando strutture interne quali la Casa sociale e del lavoro, l’esperienza della formazione delle assistenti famigliari con Acli Care, lo sportello lavoro del Patronato. Atre proposte riguardano lo sviluppo di azioni innovative attraverso l’Enaip (alta formazione sul risparmio energetico e fonti alternative, alta cucina ed edilizia sostenibile) e la Scuola di Comunità (formazione dei giovani e della nuova classe dirigente). Dalfovo si è poi detto contrario all’abolizione delle Comunità di valle in quanto è comunque necessario rafforzare il ruolo degli enti intermedi garantendo una visione territoriale in materia urbanistica e sociale.
 
Attraverso la mozione finale, il movimento ha parlato della necessità di “abbandonare i miti dello sviluppo ad ogni costo e del consumo sfrenato” e per questo parole come senso del limite, decrescita, riciclo, ridistribuzione, attenta e consapevole gestione delle risorse umane devono diventare parte integrante del nuovo lessico aclista.
 
Termini che indicano la precisa volontà delle Acli di diventare un soggetto attivo all’interno dell’economia civile e dell’impresa sociale di comunità per sviluppare, anche attraverso una più stretta collaborazione con la cooperazione trentina, ulteriori proposte aggregative, specie nei confronti dei giovani
Molte le voci che si sono levate nel corso del congresso in favore del rilancio dell’Autonomia trentina che non può però partire dalle manifestazioni di piazza, ma dalla precisa volontà di partecipazione da parte dei cittadini a tutti i livelli passando dalla comunità per arrivare alla politica e alle istituzioni.
 
Per questi motivi il congresso ha assunto l’impegno precipuo di “lasciare spazio ai giovani” ricercando le più opportune forme di coinvolgimento e servizio a partire dal ruolo, essenziale, della formazione e della neo nata Scuola di Comunità. Fra le richieste delle Acli c’è anche la riduzione dei costi della politica ed un fermo no all’acquisto dei 131 aerei F35 da parte del governo per un costo di ben 16 miliardi di euro.
 
 
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