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Martedì, 19 Marzo 2024
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La terza dose di vaccino dal 20 settembre

È quanto deciso nel corso della riunione di lunedì alla quale hanno partecipato il ministro della Salute Roberto Speranza e il commissario straordinario all'emergenza sanitaria Francesco Figliuolo

La terza dose di vaccino anti covid sarà somministrata da lunedì 20 settembre ai soggetti fragili e immunocompromessi. È quanto deciso luendì 13 settembre nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato il ministro della Salute Roberto Speranza e il commissario straordinario all'emergenza sanitaria Francesco Paolo Figliuolo. Come riporta Today, al centro dell'incontro, dopo il parere favorevole espresso dalla Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa e dal Comitato tecnico scientifico del governo, c'è stata proprio la somministrazione di dosi "booster" alle categorie maggiormente esposte o a maggior rischio di malattia grave.

Dal 20 settembre terza dose per le categorie a rischio

Come sottolineato in una nota della struttura commissariale, è già in corso tra il ministero della Salute e i tecnici delle regioni un confronto per "la puntuale definizione della popolazione target", all'esito del quale verranno aggiornati i sistemi informatici per l'avvio delle somministrazioni in tutto il Paese. Per consentire l'inoculazione della terza dose, sottolinea ancora la struttura del commissario Figliuolo, verranno messe a disposizione ulteriori dosi di vaccino a mRna Pfizer e Moderna.

Chi avrà la terza dose di vaccino

Sono circa tre milioni gli italiani immunocompromessi ai quali per primi verrà somministrata la terza dose di vaccino anti covid. Tra questi rientrano i pazienti trapiantati, oncologici e con patologie autoimmuni. Come spiegato nei giorni scorsi dal ministro della Salute Roberto Speranza, subito dopo si procederà con gli altri soggetti fragili, gli ospiti delle Rsa e gli ultraottantenni. Nel suo parere, il Comitato tecnico scientifico ha sottolineato che è "raccomandabile" la terza dose "nei soggetti trapiantati, e, più in generale, in quelle categorie di soggetti connotati da significativa alterazione della funzionalità del sistema immunitario per cause legate alla patologia di base (immunodeficienza comune variabile, ad esempio) o a trattamenti farmacologici determinanti marcata compromissione della risposta immunitaria".

Lancet: "Non serve per tutti"

I dati attualmente disponibili sull'efficacia del vaccino non supportano la necessità di un nuovo richiamo per la popolazione generale: è la conclusione di una revisione condotta da un gruppo internazionale di scienziati, fra cui anche esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità Oms e dell'Agenzia del farmaco americana Fda, pubblicata su "The Lancet". Gli autori spiegano che, anche contro la variante Delta di Sars-CoV-2, l'efficacia dei vaccini Covid-19 è tale da rendere "non appropriate" dosi vaccinali di richiamo per tutti.

I ricercatori hanno analizzato le evidenze prodotte da studi randomizzati controllati e da studi osservazionali pubblicati su riviste peer-reviewed e piattaforme pre-print. In media, la vaccinazione anti-Covid mostra un'efficacia del 95% contro la malattia grave causata sia dalla variante Delta sia dalla variante Alfa del coronavirus pandemico, nonché un'efficacia superiore all'80% nel proteggere contro qualsiasi infezione associata a queste varianti.

Per tutti i tipi di vaccino e contro tutte le varianti considerate, l'efficacia dell'immunizzazione risulta maggiore contro la malattia grave rispetto a forme lievi. E sebbene rispetto alla protezione fornita contro la patologia grave i vaccini appaiano meno efficaci nell'evitare infezioni asintomatiche o trasmissione del contagio, "anche nelle popolazioni con un'elevata copertura vaccinale - precisano gli scienziati - la minoranza non vaccinata è ancora il principale fattore di trasmissione, oltre a essere essa stessa a maggior rischio di malattia grave".

Gli autori della pubblicazione osservano che, "anche se i livelli di anticorpi nelle persone vaccinate diminuiscono nel tempo, ciò non comporta necessariamente una riduzione dell'efficacia dei vaccini contro la malattia grave". Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la protezione contro la patologia grave avviene non solo attraverso le risposte anticorpali, ma anche grazie ad altre forme di immunità più durature (immunità cellulo-mediata). Quindi, se dosi aggiuntive si somministreranno, "sarà necessario identificare circostanze specifiche in cui i benefici superano i rischi", ammoniscono i ricercatori.

Anche se in futuro emergeranno nuove varianti di Sars-CoV-2 che potrebbero sfuggire agli attuali vaccini anti covid, secondo gli autori della revisione è molto probabile che lo facciano da ceppi già diventati ampiamente prevalenti. Pertanto, rimarcano ancora gli scienziati, "l'efficacia di vaccini booster sviluppati in modo specifico per contrastare possibili nuove varianti potrebbe essere maggiore e più duratura, rispetto a quella di richiami vaccinali fatti usando i prodotti attuali".

Fonte: Today.it

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