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La Capriolo protagonista al museo: tanti ricordi della "mitica" motocicletta trentina

Una serata di storie di vita semplice ma genuina, come era una volta. Passioni legate alle realtà delle cose, quella che si può toccare con le mani e che si rompe la si può aggiustare

Due Capriolo (con ruote e manubrio)  all’ombra del grande Savoia Marchetti S.M 79 del museo dell’aeronautica Gianni Caproni di Trento e tante persone che hanno ascoltato con coinvolgimento la storia di questa "mitica" motocicletta tutta trentina. In un contesto speciale, tra tante ali storiche e tante ruote della mostra si sono svolti con successo i due appuntamenti organizzati dalla Fondazione Museo Storico del Trentino e dal Registro Storico Capriolo di Trento, pensati proprio per raccontare la storia della gloriosa fabbrica Aero Caproni e dei suoi gioielli di tecnica e design che sono proprio le motociclette Capriolo, prodotte durante l’ultimo decennio di vita negli stabilimenti di Gardolo e di Arco. Incontri fortemente voluti per ricordare questo importante momento storico passato del nostro territorio, che è stato il teatro di vita di moltissimi nostri nonni (bisnonni..) trentini.

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Dopo il saluto di Lorenzo Gardumi, responsabile scientifico della Fondazione museo storico,  Alberto Ianes, docente e ricercatore presso la Fondazione stessa, ha tracciato la storia della fabbrica dalla nascita alla conclusione con preciso rispetto per la cronologia degli avvenimenti che l’hanno caratterizzata. Franco Nardelli, Presidente del Registro Storico Capriolo, insieme a Marco Felli hanno poi raccontato la vita che il Capriolo ha avuto attraverso gli anni: dalla sua principale funzione sociale di mezzo di trasporto alle elettrizzanti vicende sportive delle mitiche gare di Corsa su strada (la Milano-Taranto per dirne una) e di Regolarità (la Sei Giorni Internazionale).

La Capriolo, "mitica" motocicletta trentina

Storie di vita semplice ma genuina, come era una volta. Passioni legate alle realtà delle cose, quella che si può toccare con le mani e che si rompe la si può aggiustare. Le moto Capriolo per tanti trentini e italiani hanno simboleggiato proprio questo. Manufatti fatti con attenzione e cura. Dai disegni, ai prototipi, alla produzione in serie (circa 45.000 motociclette con lo scudo Caproni Trento prima e Aeromere Trento poi sono uscite dagli stabilimenti trentini). Per quante mani sono passati i pezzi nella catena di montaggio, quante storie di vita si saranno raccontate le maestranze durante i turni di lavoro. Tutte storie che ci piace credere si siano attaccate come la vernice alle moto e che oggi, con qualche segno di ruggine e qualche ruga, rileggiamo su queste piccole cilindrate a 4 tempi.

Una storia già scritti quindi e che oggi unisce le persone che la ascoltano. Intorno a vecchie fotografie dell’epoca, a una tuta originale indossata da un operaio e al primo Capriolo venduto nel 1952 (a proposito, tanti auguri per i tuoi 70 anni!) si sono sedute decine di persone con il sorriso negli occhi. Anche  il primo cittadino della città di Trento Franco Ianeselli è venuto ad ascoltare questa epopea trentina di qualche generazione fa ma che grazie alla passione e alla tenacia del Registro Storico Capriolo (25 anni di passione, continua..) oggi mantiene vivo il ricordo del passato arricchendo così il futuro, per chi lo vorrà.

"Passioni e manufatti che uniscono le persone - sottolinea Nardelli -, ricerca di tesori in scantinati e cassetti di vecchi armadi, che fanno luccicare gli occhi e il cuore. Un vecchio casco tipo Cromwell, con scudo e adesivo originale più qualche  ammaccatura (per fortuna poche vista la scarsa proprietà protettiva), diventa subito emblema di una vita vissuta, passata oggi dalle mani di chi lo ha così a lungo indossato alle nostre che lo portiamo in questo museo oggi affinché possa raccontarvi, anche in silenzio, la sua storia".

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