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La questione

Sanità, Nursing up: ”Professionisti in fuga, dov’è piano attrattività?”

Caro vita e condizioni economiche da rivedere, così Hoffer ripensa a rilanciare il settore

Il mercato del lavoro sta vivendo, in molti settori, un ricambio considerevole. Sono diverse le persone che decidono di cambiare posto di lavoro, perché incontrano condizioni migliorative. Questa situazione, però, è migliorativa da una parte e rischia di lasciare un vuoto non facilmente colmabile. O almeno, così sostengono i sindacati come Nursing up, che analizza la situazione attuale del comparto sanità pubblica e i suoi professionisti.

“Pariamo da un dato - spiega Cesare Hoffer- Coordinatore Nursing up Provincia Trento-, circa 200 infermieri trentini hanno scelto di lavorare all’estero, perché in quelle realtà la loro figura è maggiormente considerata dal punto di vista professionale e sociale, per non parlare poi della maggior retribuzione, quello del riconoscimento economico è un ambito nel quale noi ci collochiamo al terz’ultimo posto in Europa, assimilati a Grecia e Ungheria”.

Figure, quelle dei professionisti che da anni si laureano nell’ambito universitario  trentino e hanno percorsi avanzati di studio, che riceverebbero stima e riconoscimenti in tutta l’Europa, per competenze e capacità relazionali. Per questo Hoffer sostiene che “il Trentino, nell’ottica di una collocazione mittel-europea, dovrebbe sempre più guardare alle realtà estere più evolute, come ad esempio a quella inglese, svizzera, americana”.

Il coordinatore rimarca sul gap tra preparazione e riconoscimento. “Gli stipendi e i percorsi di carriera da noi sono ancora arretrati e rispetto in particolare alle realtà nordiche la conciliazione vita familiare-lavoro è più difficoltosa e dev’essere quindi implementata a dovere – sottolinea Hoffer -. La presenza poi di infermieri sul territorio del Trentino è inferiore alla media delle altre nazioni, ne abbiamo 7,5  per 1000 abitanti, a fronte dei 9 presenti mediamente nei paesi europei, con punte di 12 in quelli più evoluti e che dovrebbero essere per noi presi a modello”.

Il fenomeno della carenza di professionisti sanitari è particolarmente sentito in Italia come in Trentino e “nelle valli – dice ancora Hoffer - dove pochi giovani ormai scelgono di intraprendere le nostre professioni e ancora meno poi decidono di andarci a lavorare, con conseguente e costante depauperamento di professionisti e competenze, con l’aggravante dell’età elevata del personale attualmente in servizio (oltre i 50 anni). Questo fenomeno porta sempre più a una costante contrazione dei servizi erogati, costringendo la popolazione delle valli a rivolgersi sempre di più alle realtà di Trento e Rovereto, già abbondantemente sovraccaricate di lavoro e complessità assistenziali”.

A creare questo “vuoto”, sarebbero una serie di situazioni che, insieme, non renderebbero più appetibile quel tipo di carriera e di vita. Dal caro affitti e all’estrema difficoltà di trovare un appartamento, una minor possibilità di avere una socializzazione e servizi fruibili per l’infanzia.

Ma come attrarre infermieri e professionisti sanitari del comparto? “Cambiando completamente ottica e iniziando a dare una risposta che agevoli anche il loro nucleo familiare, una sorta di presa in carico globale, che preveda lo sviluppo di un’adeguata politica di benefit, con il coinvolgimento di tutti i soggetti politico-istituzionali – sostiene il coordinatore di Nursing up .. Ormai dobbiamo competere con un sistema globale di mobilità dei professionisti e pertanto bisogna dotarsi di adeguati strumenti per non essere perdenti”.

E per questo Hoffer è certo: i fondi del pnrr non dovranno essere destinati solo a costruire nuovi ospedali di comunità e case della salute, ma anche alla valorizzazione del capitale umano. Cambiando così condizioni economiche e l’attivazione della libera professione extramoenia per queste professioni.

Particolare attenzione viene richiesta da Nursing up, poi, per l’attivazione dell’infermiere di famiglia e di comunità, con la definizione delle specifiche funzioni ed il relativo riconoscimento economico, cosa non ancora avvenuta, nonostante le nostre proposte.

“Abbiamo sollecitato l’assessora Segnana e il direttore generale dottor Ferro a riprendere i lavori del tavolo sindacale sull’attrattività, bisogna agire celermente, fissare priorità, obiettivi, individuare risorse economiche specificamente destinate alla valorizzazione dei nostri professionisti, migliorandone nel contempo le condizioni di lavoro” prosegue Hoffer.

E poi, Hoffer tiene a ricordare che “La situazione è grave, nei prossimi anni 1000 infermieri trentini andranno in pensione con una popolazione trentina sempre più vecchia e bisognosa di cure assistenziali. Il dato che emerge a livello nazionale è sempre più preoccupante: solo il 90% dei posti in università vengono coperti  per la formazione dei nuovi infermieri e quindi rendere attrattive le nostre professioni deve diventare un imperativo, non perdiamo altro tempo”.

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