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A Rovereto c'è un software che genera in automatico file 3D in Braille

Verrà messo gratuitamente a disposizione e faciliterà la realizzazione di targhe, stampe e segnaletica per le persone ipovedenti e non vedenti

Nasce in ProM Facility, nel polo Meccatronica a Rovereto, il software che genera in automatico i file 3D necessari per stampare targhe e materiali segnaletici in Braille, il sistema di lettura e scrittura tattile per non vedenti e ipovedenti, messo a punto dal francese Louis Braille nella prima metà dell’Ottocento. 

Il software potrà essere utilizzato gratuitamente da tutti i designer che devono stampare materiali accessibili alle persone con disabilità visive. L’idea è dell’ingegnere Matteo Perini, tecnologo del laboratorio di prototipazione meccatronica di Trentino sviluppo.

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“Creare una targa, un pannello segnaletico o una stampa informativa in Braille può rivelarsi più complicato del previsto - spiega Perini - perché normalmente il designer incaricato della progettazione non conosce questo alfabeto e quindi potrebbe incappare in errori di conversione e copiatura dei caratteri”.

Nello specifico il software open-source ideato da Perini permette di generare automaticamente i file 3D pronti poi per essere stampati. “Non ero sicuro del risultato - confida l’ingegnere dell’hub 4.0 di Trentino sviluppo -. Prima di partire con la programmazione ho dovuto imparare io stesso l’alfabeto Braille e come convertire le lettere in solidi”. I primi test, effettuati con i sistemi Multi Jet Fusion (Mjf) e della stereolitografia (Sla) hanno però dato esito positivo: i testi sulle targhe sono ben definiti e facilmente leggibili.

Ad oggi, nel mondo, esistono due alfabeti Braille: a sei e a otto punti. Il primo, il più diffuso, permette solo 64 combinazioni differenti, non sufficienti a restituire la complessità di tutte le lettere che utilizziamo. Anche perché in Braille non si scrivono solo parole, ma anche numeri, note musicali, formule chimiche e matematiche, giochi di carte. Senza contare, poi, gli adattamenti agli alfabeti diversi da quello latino, come l’arabo e cirillico.

“La trovo un’idea molto interessante - osserva Giuliano Beltrami, giornalista cieco e vicepresidente della sezione trentina dell’unione italiana ciechi e ipovedenti -, perché va incontro a un’esigenza non banale: consentire di comunicare con il metodo di scrittura Braille anche a chi il Braille non lo conosce. Vale in particolare per i docenti curriculari, ma può valere anche per i trascrittori delle case editrici o per gli stampatori. L’incognita, verificata in altri tentativi simili, era rappresentata dall’esatta collocazione dei puntini e dallo spessore, ovvero quegli elementi capaci di renderli leggibili: incognita in questo caso superata a pieni voti”.

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