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Orsi uccisi: "Frutto di un clima d'odio alimentato da certi politici"

Di fronte a quanto accaduto in Abruzzo, gli animalisti collegano il fatto anche alla discussione avvenuta in Trentino sui grandi carnivori

L’uccisione dell’orsa amarena in Abruzzo accende di nuovo un faro sulla questione della gestione degli animali selvatici nel Paese e, soprattutto in Trentino, dove per mesi ha tenuto banco la questione dell’orsa JJ4, accusata di essere “problematica” e responsabile della morte di Andrea Papi, il runner di Caldes ucciso lo scorso 5 aprile. Seppur di una regione diversa, l’uccisione dell’orsa Amarena ha a che fare con quanto accaduto in Trentino.

“L’orsa Amarena è l’ennesima vittima non solo della pericolosità sociale d’individui cui pure si concede il porto d’armi, ma anche del clima d’odio nei confronti dei grandi carnivori fomentato in Italia da alcuni esponenti politici”. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che si costituirà parte civile nel processo, si riferisce chiaramente anche al presidente della provincia trentina Maurizio Fugatti. “Apprezziamo il tono addolorato del comunicato del Parco, tono molto diverso da quello di altri gestori di territori in cui sono presenti i plantigradi. La nostra battaglia per la loro difesa nelle aule giudiziarie non si fermerà” ha concluso Oipa.

Ancora più esplicita la Lav nel fare riferimento al trentino quando, in una nota, si dice che il “clima d’odio creato dalla politica nazionale e dai presidenti delle Province autonome nei confronti di tutti gli animali selvatici e in particolare degli orsi trentini è il primo responsabile della morte di Amarena. Governatori che demonizzano quotidianamente questi animali davanti agli occhi dei cittadini, millantando uccisioni e trasferimenti di massa, e si rifanno sempre e solo a cacciatori e fucili per la “gestione” della fauna selvatica non fanno altro che legittimare implicitamente questa barbarie”. 

“Avere soffiato sul fuoco delle legittime preoccupazioni dei cittadini in Trentino, creando due fazioni, una pro e una contro gli orsi, ha avuto un riverbero nazionale e ora è Amarena ad averne fatto le spese, vittima di un atto vigliacco e crudele” conclude Lav, che, per il 16 settembre, vigilia dell’apertura della stagione venatoria, annuncia una protesta proprio a Trento contro quello che viene definito il più grande attacco mai sferrato contro la fauna selvatica”.

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