rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Il retroscena

M90 si è comportato così perché i cassoni non erano protetti, lo dice Ispra

Un parere che, per gli animalisti, pur riconoscendo concretizzate le condizioni per rimuovere (quindi non necessariamente uccidere) l’orso dal territorio, inchioda la provincia di Trento

“Si raccomanda pertanto, nei tempi più brevi possibili la messa in sicurezza dei cassonetti, finalizzato alla completa esclusione dell’accesso a tali fonti di cibo da parte degli orsi per evitare lo sviluppo di comportamenti di confidenza, richiamando che è possibile che l’individuo abbia acquisito un comportamento confidente in conseguenza del condizionamento positivo causato dalla disponibilità di rifiuti nei pressi o all’interno dell’ambiente umano”. Sono queste le parole con il quale si conclude l’articolato parere rilasciato da ISPRA in merito alla richiesta della Provincia di Trento per la rimozione dell’orso M90 e del quale la Lav è entrata in possesso.

Un parere che, per gli animalisti, pur riconoscendo concretizzate le condizioni per rimuovere (quindi non necessariamente uccidere) l’orso dal territorio, inchioda la provincia di Trento alle sue dirette responsabilità nell’aver reso M90 un orso confidente. Al punto che lo stesso ISPRA afferma che l’inefficacia delle misure di dissuasione messe in atto dai forestali trentini con l’uso di proiettili in gomma e cani da orso, sia riconducibile al fatto che i cassonetti non protetti continuavano a esercitare una fortissima attrazione nei confronti dell’orso, tanto forte da renderlo insensibile al dolore e alla paura delle  “misure avversive”.

Per Lav, ancora una volta emergono quindi le responsabilità della Provincia che, dopo avere acquisito nel 2004 la gestione degli orsi introdotti con il progetto Life Ursus, a vent’anni di distanza non ha ancora concluso l’installazione dei cassonetti anti orso. Un’inadempienza gravissima che ha creato un numero imprecisato di orsi che poi vengono considerati confidenti perché abituati a frequentare gli ambiti urbani. A questo si aggiunge anche il fatto che la stessa Giunta Fugatti si oppone alla rimozione delle strutture utilizzate dai cacciatori per il foraggiamento degli ungulati, nonostante la comunità scientifica li indichi come fonte di attrazione per gli orsi che si abituano così a cibarsi in aree frequentate dall’uomo, sviluppando di conseguenza atteggiamenti confidenti.

“Nel 2021 abbiamo diffidato la provincia chiedendo l’immediata installazione dei cassonetti antiorso, se la precedente Giunta Fugatti avesse dato seguito alla nostra richiesta, molto probabilmente oggi M90 sarebbe ancora vivo e nessun cittadino sarebbe stato seguito per 700 metri - afferma Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali Selvatici - di cosa hanno ancora bisogno i cittadini trentini per rendersi conto che è lo stesso Fugatti a mettere a rischio la loro sicurezza?”

“La becera politica della Giunta Fugatti sta conducendo il Trentino sull’orlo della catastrofe mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini e la tutela degli orsi imposta dalle norme europee e ora anche la comunità scientifica inchioda il Presidente della PAT alle sue responsabilità. Da parte nostra faremo tutto il possibile perché Fugatti sia costretto a rispondere in ogni ambito giuridico del suo fallimento e della sua incompetenza per non aver attuato alcuna politica di convivenza tra cittadini e orsi - conclude la LAV”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

M90 si è comportato così perché i cassoni non erano protetti, lo dice Ispra

TrentoToday è in caricamento