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Lavoro in Trentino, i sindacati: la quantità c’è, ma la qualità?

Cgil, Cisl e Uil temono anche l’effetto crisi sull’occupazione: “Si segua il modello altoatesino”

Non un problema di quantità, ma una questione di qualità; almeno, per quanto riguarda il mondo del lavoro in Trentino. È questa, in buona sostanza, l’analisi che Cgil, Cisl e Uil fanno alla luce dei dati dell’ultimo Rapporto provinciale sull’occupazione.

“È vero che ci sono più posti di lavoro, ma si tratta spesso di contratti a termine. In Trentino questa tipologia sfiora il 20% e colloca il nostro territorio tra quelli con la percentuale più alta di lavoro precario . A questo si aggiunge l’aumento di oltre il 13% delle dimissioni. Nel turismo solo il 40% decide di ripetere la stagione nell’anno successivo. Questo vuol dire che i lavoratori e le lavoratrici non hanno trovato in quel contesto condizioni soddisfacenti in termini di retribuzione e condizioni di lavoro. In una parola di qualità dell’occupazione” commentano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher che per i tre sindacati seguono il mercato del lavoro.

Impossibile poi non considerare gli effetti che la crisi energetica e i costi delle materie prime avranno sul mondo del lavoro: “Ci attendiamo un rallentamento dell’occupazione. C’è già un ricorso crescente alla cassa integrazione e senza le necessarie misure di sostegno al reddito e politiche attive del lavoro si rischia di scivolare in una fase molto complicata per la tenuta sociale della nostra comunità. Le famiglie già messe a dura prova dal caro vita potrebbero, infatti, non riuscire a sostenere più i costi della quotidianità con assegni di cassa integrazione che dimezzano il reddito. Servono politiche che aiutino il sistema nel suo complesso e sostengano lavoratori e famiglie in questa congiuntura con aiuti sostanziali sul modello altoatesino” spiegano i sindacalisti.

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