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Green pass europeo per i viaggi: in Italia dal 10 maggio

Il test parte sul passaporto per muoversi e viaggiare in sicurezza all'interno dei territori dell'Ue. Un eventuale uso del certificato per l'accesso a luoghi o eventi all'interno dei singoli Paesi dovrà essere specificato dalle autorità nazionali

Si chiama green pass ed è il sistema di gestione dei nuovi certificati digitali covid pensato dall'Unione europea per permettere di muoversi e viaggiare in sicurezza all'interno dei territori dell'Ue. Sarà operativo dal primo giugno dopo una prima fase di sperimentazione che inizierà dal 10 maggio con un primo gruppo di sedici Paesi, tra cui l'Italia. Gli altri Paesi coinvolti nella fase di test sono Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Lituania, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Islanda e Grecia. Il passaggio successivo, prima dell'entrata in vigore del nuovo sistema di pass, sarà l'approvazione da parte degli Stati membri, prevista per la fine di giugno. Ma quando arriverà la firma del Consiglio Ue l'infrastruttura tecnica sarà già pienamente funzionante, assicurano dalla Commissione.

Come funziona il green pass europeo

Il sistema del certificato digitale covid Ue permetterà facilmente la partecipazione dei Paesi terzi, che intendono accettare il sistema per permettere l'ingresso nel loro territorio. L'integrazione al sistema del pass però dovrà essere convalidata da un accordo legislativo, ma questo potrebbe richiedere tempi legali lunghi. I certificati, sotto forma di Qrcode, saranno prodotti grazie ai dati forniti dalle autorità nazionali sulle vaccinazioni o sui test. Attesteranno, attraverso un'app dotata di codice Qr oppure in formato cartaceo, l'avvenuta vaccinazione contro la Covid-19 e il numero di dosi ricevuto, l'avvenuta guarigione dalla Covid nei precedenti sei mesi e la presenza dei relativi anticorpi (mediante test) oppure l'esito negativo di un tampone, molecolare o rapido.

Un eventuale uso del certificato per l'accesso a luoghi o eventi all'interno dei Paesi dovrà essere specificato dalle autorità nazionali. Starà ad ogni Stato membro stabilire i requisiti di ingresso nel proprio territorio: si tratta di competenze esclusivamente nazionali e l'Ue non può imporre nulla in questo campo. Può solo raccomandare. I codici saranno protetti grazie ad un sistema di doppia chiave crittografica e saranno leggibili solo dalle autorità degli Stati membri o delle istituzioni che verranno dotate di accesso alla chiave tramite un'applicazione. Non servirà necessariamente un'app o uno smartphone: il codice potrà essere ricevuto via email o stampato, anche se in alcuni Stati, come ad esempio la Francia, verrà integrato all'app sulla tracciabilità.

L'idea dell'app Immuni collegata al green pass

In Italia il ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, nel corso di un'audizione alla Commissione Trasporti della Camera, ha detto che "Immuni non ha avuto un grande successo di pubblico, ma potrebbe avere un'utilità futura in ottica di passaporto vaccinale". In che modo? L'app potrebbe essere usata per digitalizzare il documento che potrebbe permettere a chi è vaccinato, ha un test negativo o è guarito dal covid di accedere a luoghi e servizi liberamente e spostarsi da un Paese all'altro. In sostanza, il documento che certifica la nostra immunità o negatività potrebbe essere salvato nell'app Immuni. Per ora, però, resta soltanto un'idea di Colao. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha sottolineato più volte che sul passaporto vaccinale l'Italia seguirà l'Ue e che il "green pass" europeo connesso alle vaccinazioni è la strada giusta per ricominciare a viaggiare in sicurezza. 

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