Caro gasolio, 900 aziende trentine a rischio: “Dovremo fermare camion e pullman per non fallire"
Bellini, presidente degli autotrasportatori dell’associazione artigiani: “Una cisterna di gasolio da 8mila litri oggi costa 3.500 euro in più di 20 giorni fa"
Sono circa 900 le aziende che effettuano trasporto di merci e trasporto di persone con pullman e taxi in provincia di Trento. E che ormai sono arrivate al limite a causa dell'aumento del gasolio aggravato dalla guerra in Ucraina. A ciò si aggiunge il problema degli approvvigionamenti, a causa della vendita contingentata del carburante e a un prezzo extra rete superiore a quello della rete stradale.
Per questo i rappresentanti degli autotrasportatori di associazione artigiani, Fai-Conftrasporto e Confindustria Trento si uniscono per lanciare un unico appello: "Le misure previste a livello nazionale sono inadeguate per il settore".
“Alcune imprese hanno già iniziato a rinunciare ai viaggi perché è impossibile recuperare dal committente il costante aumento del costo del gasolio”, afferma il presidente degli autotrasportatori della Fai-Conftrasporto Andrea Pellegrini, sottolineando come le stesse imprese produttive stiano sospendendo le lavorazioni a causa degli incrementi esponenziali dell'energia.
Gli fa eco il presidente degli autotrasportatori dell’associazione artigiani Roberto Bellini: “Una cisterna di gasolio da 8mila litri oggi costa 3.500 euro in più di 20 giorni fa. Inoltre, il prezzo dell’urea è triplicato e i costi di manutenzione sono raddoppiati, come pure le gomme, che sono diventate anche di difficile reperimento”.
Anche Emanuele Raffini e Paolo Maffei, rappresentanti dei tassisti e dei noleggiatori di pullman - una categoria già indebolita dalla riduzione degli spostamenti delle persone a causa della pandemia - chiedono di intervenire a tutti i livelli per contenere l’aumento del costo del gasolio che rischia di portare fuori mercato le imprese.