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Giornata contro la violenza sulle donne, il papà di Alba Chiara: "La ricordo tutti i giorni"

"Il 25 novembre le donne si mobilitano in tutto il mondo, ma dovrebbe essere il genere maschile a capire che certi stereotipi sono sbagliati"

"Il 25 novembre non dovrebbero essere le donne a mobilitarsi, ma gli uomini a capire che stereotipi e clichè con i quali siamo cresciuti sono sbagliati, che la violenza non è forza ma debolezza". Questo il video-appello di Massimo Baroni, il padre di Alba Chiara, la ventenne uccisa dall'ex fidanzato a Tenno, sopra Riva del Garda, il 31 luglio 2017.

Da quel giorno tremendo il suo nome ed il suo volto sono diventati il simbolo della lotta contro la violenza verso le donne in Trentino e non solo, attraverso il Progetto Alba Chiara. L'ente è nato dalla famiglia Baroni e dagli Amici di Famiglia Onlus di Rovereto. In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. "Alba Chiara la ricordo quotidianamente, abbiamo mille ricorrenze in famiglia per ricordarla" ha detto il papà, lasciando intendere che il messaggio espresso in questa gironata particolare dovrebbe essere valido. 

Violenza di genere: i numeri in Trentino

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, l'Osservatorio provinciale sulla violenza di genere ha reso noti i numeri, purtroppo importanti, che caratterizzano la situazione in Trentino. 

Nel 2019 sono state raccolte 676 schede complessive (429 denunce e 247 procedimenti di ammonimento) per un totale di 793 reati segnalati, evidenziando una sostanziale stabilità del dato rispetto al 2018 (696 schede e 834 reati). In media, nel 2019 si sono avuti 3,7 denunce e procedimenti di ammonimento ogni 1.000 donne tra i 16 e i 64 anni residenti in Trentino. Considerandone la frequenza, sono stati 51,3 al mese pari a 1,7 ogni giorno, in linea con quanto registrato nel 2018 (51 denunce e procedimenti di ammonimento al mese).

"I dati confermano che la violenza di genere, nella grande maggioranza dei casi, riguarda la rete di relazione più vicina alle vittime – se non la più intima – che coinvolge la sfera affettiva e delle conoscenze. Nell’85,7%, infatti, il presunto autore è un uomo che proviene dal contesto familiare, relazionale o lavorativo delle donne" spiega una nota dell'Osservatorio. Un'evdenza statistica che supporta il messaggio di Masimo Baroni: "E' il genere maschile a dover capire che certi stereotipi sono sbagliati". 

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