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Presa di posizione

"Uccidere gli orsi sia normale pratica di gestione della specie"

Lo dice il presidente del Parco naturale Adamello Brenta, Walter Ferrazza, in una lettera con cui chiede scusa alla famiglia di Andrea Papi

“La rimozione - mediante cattura o anche abbattimento - di questi ultimi non deve essere un tabù, ma deve rientrare nelle normali pratiche di gestione anche di questa specie. Non solo: persino sul numero massimo di esemplari ursini che il territorio può sopportare dobbiamo essere capaci di confrontarci e di decidere, prendendo a modello la scienza che ogni giorno riversiamo in Trentino nella gestione della fauna selvatica”. Lo dice il presidente del Parco naturale Adamello Brenta, Walter Ferrazza, in una lettera con cui chiede scusa alla famiglia di Andrea Papi. Scuse che arrivano all’indomani di quelle già presentate dal coordinatore di Fdi Alessandro Urzì

"Ciò di cui abbiamo il dovere di scusarci tutti è di non esserci sforzati di mettere in atto tutte quelle misure in grado di favorire la convivenza uomo-animale e prevenire così l'insorgere di incidenti. Dobbiamo chiedere scusa per aver peccato di disattenzione o di eccessivo ottimismo. Perché è evidente che se una specie cresce, si moltiplica, prende confidenza con l'ambiente che la ospita e con l'uomo, devono anche aumentare le risorse umane e materiali che destiniamo alla sua gestione".

Ferrazza poi dice anche come le scuse non bastino e che la vera cosa da fare sia l’informazione e la cultura e qui il Parco può svolgere un ruolo ancora più incisivo che in passato, assieme a tutti gli altri soggetti competenti. ”Dobbiamo fare di più anche sul versante dei comportamenti concreti - continua Ferrazza -, che chiamano in causa il territorio e i suoi abitanti: incentivare la conoscenza e la coscienza, con politiche mirate alla gestione dei rifiuti, con la promozione dei giusti comportamenti fra gli escursionisti, che, certamente, devono continuare a frequentare i nostri boschi, ma con una consapevolezza nuova o maggiore rispetto al passato. Dobbiamo fare di più, infine, anche nella gestione degli orsi “problematici”, come vengono spesso definiti, cioè pericolosi”.

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