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Cronaca Mori

Mori, sequestrato l'intero impianto Bianchi per gli illeciti sui rifiuti: le indagini erano partite qualche mese prima

Il doppio sequestro ha visto l'apposizione dei sigilli all’impianto di recupero di rifiuti della società di Isera quale «extrema ratio» per impedire la prosecuzione e reiterazione della condotta

È stato sequestrato giovedì 8 ottobre, dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) di Trento su ordine del Gip (Giudice per le Indagini Preliminari) Enrico Borrelli, l’impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi, derivanti essenzialmente da demolizioni edili, della ditta Bianchi.

Mori, sequestro Bianchi

A marzo del 2020, qualche giorno prima del lock-down, i carabinieri del Noe, con l’ausilio del Nucleo Ispettivo dell’Appa e il supporto del Nucleo Operativo Specialistico del Corpo Forestale Trentino, avevano sottoposto a parziale sequestro l’impianto di Isera perché, da quanto emerso dalle indagini, l’azienda gestiva i rifiuti rendendo artificiosamente difficoltosa la loro tracciabilità e in molte occasioni, senza sottoporli alle analisi previste dall’autorizzazione ambientale, li avrebbe miscelati abusivamente tra di loro per poi, direttamente o combinati con il cemento, utilizzarli per la realizzazione di sottofondi stradali, riempimenti di vario tipo, opere edilizie, copertura di discariche e altro. 

Nonostante il sequestro, con il quale, di fatto, si era consentito alla società di continuare ad operare salvaguardando il lavoro dei dipendenti, ulteriori indagini hanno permesso di dimostrare che l’azienda non solo non avrebbe messo in atto i provvedimenti prescrittivi disposti dall’Appa a seguito del sequestro, ma pare che stesse continuando a gestire i rifiuti in violazione alle norme di settore. L’azione di monitoraggio promossa dalla Dda (Direzione Distrettuale Antimafia), coordinata dal Procuratore Sandro Raimondi e dai sostituti Alessandra Liverani e Davide Ognibene, ha consentito ai carabinieri del Noe, con l’ausilio del Nucleo Ispettivo di Appa, di accertare come la ditta perseverasse nella propria azione.

Oltre a quanto accertato nelle prime fasi d’indagine, la società, attraverso il sistema cd «giro bolla», quando doveva smaltire dei rifiuti a matrice terrosa, anziché conferirli nel proprio centro per sottoporli a regolari operazioni di recupero, pare che li inviasse direttamente in una cava a Mori. Il Gip Borrelli ha quindi disposto un doppio sequestro che ha visto, di fatto, l’apposizione dei sigilli all’impianto di recupero di rifiuti della società Bianchi di Isera quale «extrema ratio» per impedire la prosecuzione e reiterazione della condotta, nonché il sequestro di un’ampia area di Mori, circa 22 mila mq, nella quale, proprio in ragione del conferimento ripetuto e sistematico di rifiuti di fatto mai recuperati, si sarebbe realizzata una discarica abusiva.

L’attenzione della Procura della Repubblica di Trento per le tematiche ambientali ha di fatto interrotto un’azione criminosa che vedeva conferire a Isera rifiuti spesso provenienti da fuori regione, i quali venivano poi riversati, senza essere stati realmente sottoposti ad operazioni di recupero, nell’ambito di opere edili in aree trentine spacciandoli per sedicenti materiali edili. L’attività del Comando carabinieri per la tutela ambientale, specializzato nelle investigazioni di carattere ambientale, ha consentito di evidenziare un traffico di rifiuti così vasto e complesso tenuto conto inoltre che tali attività, oltre che a danneggiare l’ambiente con l’immissione di rifiuti anziché di materiali riciclati, di fatto pongono fuori mercato le imprese che operano correttamente nel settore dell’economia circolare.

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