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Mori, sequestrato l'intero impianto Bianchi per gli illeciti sui rifiuti: le indagini erano partite qualche mese prima

Il doppio sequestro ha visto l'apposizione dei sigilli all’impianto di recupero di rifiuti della società di Isera quale «extrema ratio» per impedire la prosecuzione e reiterazione della condotta

È stato sequestrato giovedì 8 ottobre, dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) di Trento su ordine del Gip (Giudice per le Indagini Preliminari) Enrico Borrelli, l’impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi, derivanti essenzialmente da demolizioni edili, della ditta Bianchi. Il primo, parziale, sequestro era avvenuto a marzo del 2020, qualche giorno prima del lock-down, quando i carabinieri del Noe, con l’ausilio del Nucleo Ispettivo dell’Appa e il supporto del Nucleo Operativo Specialistico del Corpo Forestale Trentino, avevano posto i sigilli all’impianto di Isera perché, da quanto emerso dalle indagini, l’azienda gestiva i rifiuti rendendo artificiosamente difficoltosa la loro tracciabilità e in molte occasioni, senza sottoporli alle analisi previste dall’autorizzazione ambientale, li avrebbe miscelati abusivamente tra di loro per poi, direttamente o combinati con il cemento, utilizzarli per la realizzazione di sottofondi stradali, riempimenti di vario tipo, opere edilizie, copertura di discariche e altro. 

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